I domenica di Quaresima Lc 4,1-13

 
 

– Noi, figli di Dio in Cristo –

– a cura di Mons. Sergio Salvini –

La celebrazione delle ceneri, mercoledì, ha aperto la Quaresima, quaranta giorni che preparano la Pasqua. L’abbiamo iniziata a partire dalla nostra debolezza. La vita di ognuno di noi è davvero come polvere. È polvere il nostro orgoglio, è polvere la nostra tracotanza, è polvere la nostra sicurezza, è polvere il nostro protagonismo, è polvere il nostro affannarci. Tuttavia questa polvere è stata scelta da Dio e da lui amata, sino a donarle vita.

È nella solitudine mistica e aggressiva del deserto che Gesù si prepara, nel digiuno più assoluto, alla vita che lo attende. Al termine dei 40 giorni «ebbe fame». Allo spirito tentatore sembra giunto il momento opportuno: un corpo indebolito attenua anche la lucidità e la forza dello spirito. Eppure Gesù non è solo: è pieno di Spirito Santo dal momento del suo battesimo. Quello Spirito lo conduce nel deserto: Gesù deve dare prova di essere il Messia.

La grazia di questo Spirito battesimale chiama anche noi a conversione nel silenzio del nostro cuore, a scendere nell’anima – sacrario della nostra vita – per ritornare ad essere uomini e donne nuovi, degne creature. Il giardino della vita si trasforma in deserto quando l’uomo preferisce ascoltare altre voci rispetto a quella di Dio. Il mondo, le nostre città, i nostri cuori, sono spesso simili a un deserto perché preferiamo le suggestioni del male alla Parola di Dio. Così ci troviamo nudi di affetti, di amicizia, di dignità. Ma in questo deserto è venuto Gesù e vi è entrato per mostrarci fin dove arriva il suo amore. Qui, egli si sottomette alle tentazioni.

Il Vangelo ne elenca tre, di cui la prima è quella del pane. Gesù risponde al diavolo con l’unica vera forza dell’uomo, quella della Parola di Dio. Solo essa infatti sconfigge la ricerca del benessere unicamente per sé. Poi il diavolo porta Gesù in alto e gli mostra in un istante tutti i regni della terra chiedendogli di adorarlo. Ma Gesù proclama la propria libertà dal potere, affermando che ci si prostra solo davanti a Dio.

Per Luca, mettere alla prova assume un ruolo rivelatore: il cuore dell’uomo sintonizzato su quello di Dio non può che essere armonico e vincitore. Questo tempo forte è l’occasione, per noi, di rafforzare il nostro combattimento spirituale in preparazione alla Pasqua del Signore – che in definitiva è la Pasqua di ognuno di noi, di ogni cristiano, il passaggio dalla logica del male e dell’indipendenza da Dio – all’appropriarci della nostra vera fisionomia di figli nel Figlio.

Gesù, ricusando ogni privilegio, intende espletare nel servizio il progetto salvifico del Padre.

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«Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi. Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth. Chi vede Lui vede il Padre (cfr Gv 14,9). Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio»

(Misericordiae Vultus, Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia di papa Francesco).