11ª domenica tempo ordinario Mc 4,26-34
– a cura di Mons. Sergio Salvini –
L’infinitamente grande è nell’infinitamente piccolo.
Il regno di Dio, non è uno Stato che si affianchi agli esistenti, non è un’impresa, non è un’associazione: il regno di Dio è dentro il cuore di ogni uomo che orienta al Signore la propria vita.
Le due parabole di questa domenica mostrano che la semina e la crescita del regno di Dio sono libera iniziativa del Signore: Egli solo ne conosce le dinamiche e sa perché nasce e cresce più qui che là, più in un certo tempo che in altri, presto o tardi. All’uomo è chiesta la pazienza dell’attesa!
È Dio che ci invita a collaborare; non sappiamo come, quando e verso chi Egli valorizzerà il nostro impegno. È certo che nel cuore di tutti c’è il seme e deve fiorire nella vita in tutte le sue forme. Le cose di Dio fioriscono per una misteriosa forza interna, per la straordinaria energia segreta che hanno le cose buone, vere e belle.
In tutte le persone, nel cuore, nonostante i nostri dubbi, Dio matura. E nessuno può sapere di quanta esposizione al sole – il sole della vita – abbia bisogno il buon grano per maturare: nelle persone, nei figli, nei giovani, in coloro che appaiono distratti, che a volte giudichiamo senza germogli.
La pazienza… è una bella virtù che aiuta a crescere piano piano, e che alla fine consentirà di cogliere frutti meravigliosi… ad esempio riusciremo a dare amore, a ricevere amore, ad accogliere i fratelli più piccoli, a confortare i sofferenti, a consigliare, a incoraggiare, a portare pace, a portare gioia, a far sentire le persone a loro agio quando parlano con noi…
Se dovessimo considerare il nostro protovescovo Eusebio, scopriremmo l’albero cui accenna la seconda parabola raccontata da Gesù: il più piccolo di tutti i semi, quando cresce diventa una grande pianta su cui gli uccelli del cielo nidificano.
Questo è stato Eusebio: il piccolo seme che ha gettato ovunque la parola di Dio, nella Chiesa e nel mondo, e alla cui ombra ancora oggi, tanti si riparano per ritrovare il senso della propria esistenza. La perseveranza nell’attesa si dimostra fondamentale nei piccoli semi accolti nei nostri cuori, così che la Scrittura divenga colonna portante.
Queste le tre parole da custodire: silenzio, pazienza, perseveranza.
Non lasciamoci sedurre dalla grandiosità né abbattiamoci per la piccolezza: la forza del Regno, la forza del Vangelo non sono misurabili con i criteri mondani!
Si legge in uno splendido testo delle origini: «I cristiani vivono nel mondo come gli altri uomini, amano tutti e da tutti sono perseguitati… eppure sono l’anima del mondo»: la loro «differenza» non è misurabile con criteri mondani, è già ora fonte di benedizione per tutti gli uomini.
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«Il granello di senape non è solo un paragone della speranza cristiana, ma evidenzia anche che il grande nasce dal piccolo non per mezzo di stravolgimenti rivoluzionari e neppure perché noi uomini ne assumiamo la regia ma perché ciò avviene in modo lento e graduale, seguendo una dinamica propria.
Di fronte ad esso l’atteggiamento cristiano può solo essere di amore e pazienza, che è il lungo respiro dell’amore» (Kock).