1ª domenica di Quaresima Mc 1, 12-15

 
 

– a cura di Mons. Sergio Salvini –

L’uomo, polvere amata da Dio –

È “l’imposizione delle ceneri” che apre la Quaresima: quaranta giorni di deserto a indicare un periodo di esperienza particolarmente intensa e decisiva.

È il tempo della prova che precede un cambiamento, un passo avanti nello sviluppo della vicenda di un soggetto, per raggiungere una nuova situazione di vita, di azione, di pensiero. La vita di ognuno di noi è davvero come polvere.

È polvere il nostro orgoglio, è polvere la nostra tracotanza, è polvere la nostra sicurezza, è polvere il nostro protagonismo, è polvere il nostro affannarci.

Tuttavia questa polvere è stata scelta da Dio e da lui amata, sino a donarle vita. E un giorno farla risorgere.
Nelle poche righe del Vangelo di Marco per questa prima domenica di Quaresima tutta la vicenda di Gesù, come Messia, è sottoposta alla tentazione, intesa sia come prova dolorosa – simile alla storia di Giobbe – sia come istigazione al peccato.

Marco non parla del digiuno di Gesù e neppure indica quali siano le tentazioni cui è sottoposto, focalizzando invece lo sguardo sulla situazione: Gesù, come in tutto l’esercizio della sua missione messianica, incontra delle resistenze, si misura con degli avversari.

In questo Vangelo la tentazione ha un chiaro riferimento cristologico: Gesù deve scegliere quale tipo di Messia vuol essere.

Egli non solo supera la tentazione, ma inaugura il tempo finale: vince in anticipo il potere dell’avversario come farà nella sua Pasqua. Gesù è il nuovo Adamo che ha reso possibile il periodo del paradiso.
La resistenza alla tentazione ha anche il significato di segnalare il potere di Gesù che sconfigge satana e fa conoscere la signoria di Dio.

Dire che «il tempo è compiuto» significa riconoscere che l’incontro con Gesù è decisivo perché il mondo la scampi.

“Conversione” è la parola per definire questa svolta, nel senso di un rovesciamento di rotta che coinvolge tutta la persona – dal cuore, alla mente, alla vita – e la ri-orienta verso Dio.

È un vero e proprio “esodo”: si abbandona una schiavitù e ci si incammina verso la santa libertà dei figli di Dio.

La conversione è duplice: dei peccatori e dei giusti. I primi si riconoscono bisognosi del perdono di Dio; i secondi pure, perché anch’essi devono scendere alla radice da cui germoglia il peccato.
In quale ruolo calarci? Bisogna sempre ricominciare da lì, dalla conversione, il “passo della soglia”, il primo necessario per entrare in casa, ma anche il più difficile a compiersi…
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«La coscienza non è “guscio della soggettività”, ma “finestra spalancata sulla verità. La coscienza, in quanto finestra spalancata sulla verità, ha familiarità con la Parola di Dio»  (card. Joseph Ratzinger).