29ª domenica tempo ordinario Lc 18,1-8

 
 

– La preghiera sostegno della fede –

a cura di Mons. Sergio Salvini –

Il viaggio di Gesù verso Gerusalemme sta per concludersi. I Farisei gli hanno chiesto: «Quando verrà il Regno di Dio?». Gesù ha risposto loro in modo un po’ enigmatico. In ogni caso ha lasciato capire che i tempi non saranno brevi. La preghiera perseverante è pertanto indispensabile come lotta contro lo scoraggiamento, mentre la venuta del Regno ritarda.

Anche noi, come la vedova del Vangelo, non dobbiamo temere di manifestare la nostra debolezza, nella certezza che la nostra condizione di peccatori, posta davanti a Dio nella preghiera e trasfigurata dalla sua potenza, si muti in una forza insperata, capace di illuminare e dare senso a tutta la nostra vita. La preghiera è, da sempre, «preghiera della fede», nasce dalla fede e ad essa riconduce. Pregare esige una fede salda, che consenta di non cadere preda della rassegnazione o del cinismo, causati dall’amara constatazione dei nostri e altrui fallimenti quotidiani o dal fatto che Dio sembra ritardare il compimento delle sue promesse.

Dio è sempre all’opera! La preghiera è un esercizio per essere in armonia con la sua parola, in sintonia con la sua azione; per essere in comunione con Lui.
Noi, come creature, abbiamo necessità assoluta di essere continuamente sostenuti nella nostra realtà. Non semplicemente nella nostra vita, ma nella nostra realtà fisica, biologica, psichica, spirituale; abbiamo bisogno di essere continuamente alimentati e sostenuti, perché non si trovano in noi la fonte della vita né la radice dell’essere. Se esistiamo a livello fisico, è perché un’energia continua ci costituisce e ci attraversa, per cui siamo strutturati nella nostra realtà e inseriti nel grande processo cosmico.

A livello biologico, ugualmente, abbiamo bisogno di essere sempre alimentati attraverso il cibo e il respiro. Siamo viventi solo in modo provvisorio e precario, perché non abbiamo in noi la ragione della vita. Non ci sarebbero la morte e la malattia o la perdita delle forze, se fossimo noi il principio della nostra vita biologica.
A livello psichico abbiamo continuo bisogno dell’amore altrui: man mano che cresciamo, siamo in grado di coglierlo anche nelle sue espressioni minime, profonde, ma ne abbiamo sempre bisogno. E così, a livello spirituale, siamo costantemente alimentati dal rapporto con Dio. Quando giungiamo a sviluppare il livello spirituale, anche tutti gli altri vengono assunti, per cui siamo in grado di vivere positivamente situazioni biologiche e psichiche difficili: abbiamo un altro occhio per vedere in profondità, abbiamo la capacità di assumere tutte le dinamiche inferiori e di orientarle diversamente.
Gesù tira le conclusioni: se il giudice, pur appartenendo alla categoria degli iniqui, si è lasciato smuovere dalla testardaggine di una vedova, che cosa non farà Dio per i suoi eletti «che gridano giorno e notte verso di Lui?».

Il Signore collega strettamente la preghiera alla fede: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Se non si è certi che esiste Qualcuno che benevolmente lo ascolta, non si ha alcun motivo di insistere nella preghiera.Gesù verrà gloriosamente alla fine dei tempi; ma viene anche quotidianamente nella vita della comunità e in quella di ognuno. Se ci troverà in preghiera, troverà ancora la fede; altrimenti il suo sospetto sarà confermato.