31ª domenica tempo ordinario Lc 19,1-10
Il miracolo dell’amicizia –
– a cura di Mons. Sergio Salvini –
La pianta che Zaccheo sfrutta per vedere Gesù tutto d’un tratto fiorisce: vi sale sopra perché è piccolo e perché proprio lì sotto deve passare il famoso personaggio di cui ha sentito parlare. Che cosa già sapesse di Gesù non è noto: forse che era un maestro e insegnava con autorità.
Zaccheo, capo dei tanto odiati esattori delle tasse, certamente si era arricchito con la professione, notoriamente svolta in modo disonesto. Se mai si aspettava rimproveri e decisa condanna.
Ma il Vangelo racconta il miracolo dell’amicizia, capace di sanare le ferite più profonde e inguaribili del cuore. Gesù, in mezzo alla folla, «vede» Zaccheo e gli rivolge un’esortazione che, a pensarci bene, suona strana: «Scendi subito che devo fermarmi a casa tua». L’amico vede subito l’amico, anche in mezzo alla folla e alla confusione; e Gesù ha la confidenza di autoinvitarsi a casa sua.
È straordinario: la prima cosa che il Signore gli dice non è una parola di rimprovero o di condanna, ma sente di dover fare qualcosa per quell’uomo! È dovere dell’amicizia riparare non con rimproveri e suscitando sensi di colpa, ma con un generoso, gratuito andarsi incontro. Gesù compie il primo passo, coglie l’occasione di quel timido affacciarsi dall’albero di Zaccheo.
L’incontro tra i due è un’immagine della fede come relazione di amicizia con Dio. Diventa anche un modello al quale ispirare le nostre relazioni umane, spesso segnate più dai rimproveri e dai giudizi che dal vero desiderio di risanare le fratture. Gesù, maestro coraggioso non teme le dicerie della gente e i giudizi dei religiosi del proprio tempo. Va a mangiare con i peccatori perché solo così può riportarli a Dio. Zaccheo, nell’accoglienza del Signore, dimostra pienamente che il “metodo” di Gesù funziona, tanto che, alla fine, dona i propri beni ai poveri e ripara le frodi del passato.
Giudicare è più facile, amare come Gesù molto meno; e se giudicare, alla fine, non serve a nulla, l’amore, invece, risana davvero: non solo chi è amato, ma anche chi ama.
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Alle porte della solennità dei Santi, riscopriamo il valore dell’amicizia di Gesù.
Diceva papa Benedetto: «Per essere santi non occorre compiere azioni e opere straordinarie, né possedere carismi eccezionali, ma è assolutamente necessario ascoltare Gesù e poi seguirlo senza perdersi d’animo di fronte alle difficoltà.
L’esempio dei Santi è per noi un incoraggiamento a seguire le stesse orme, a sperimentare la gioia di chi si fida di Dio».
Oggi c’è bisogno di un nuovo incontro con Gesù!