33ª domenica tempo ordinario
don Luciano Condina commenta il Vangelo di Mc 13,24-32
Impariamo a custodire Gesù nel cuore per dare senso alla nostra vita
Con la fine dell’anno liturgico si affronta il tema escatologico, relativo alle cose che devono manifestarsi negli ultimi tempi.
Diversi piani di lettura rilanciano echi differenti di cosa può essere inteso come fine dei tempi: fine astronomica del mondo; fine del mondo ebraico, relativa alla distruzione di Gerusalemme del 70 d.C.; fine del mio mondo intesa come fine della vita personale oppure come fine di “un” mio mondo nel senso di qualcosa su cui abbiamo fondato l’esistenza e questa viene a crollare. Proprio su quest’ultima chiave di lettura mi soffermo.
Il sole che si oscura, la luna che non dà più luce, le stelle che cadono e le potenze sconvolte (cfr. Mc 13,24) simboleggiano i punti di riferimento che vengono meno. Sole e luna che non illuminano sono ciò che portava luce e che non c’è più: un grave lutto, un tradimento subito, una profonda amarezza causata dal crollo di un’illusione, un amore perduto, una speranza infranta. Tutti noi abbiamo visto nella vita più volte gli astri spegnersi; abbiamo visto stelle cadere, persone o situazioni che credevamo stelle – dunque ben salde in cielo – invece non lo erano più o non lo erano state affatto.
Su tutto ciò si vede «il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria” (Mc 13,26). Significa che su tutto ciò che è crollato Gesù ha signoria, è superiore, cammina sulle nubi e dove non è possibile camminare; solo lui ha potenza reale e gloria, ossia valore autentico. Quando tutto sembra crollare o quando tutto è crollato e ci pare che non sia rimasto più nulla nella nostra vita, se abbiamo occhi per vedere – gli occhi della fede – potremo riconoscere Gesù che possiede potenza, valore autentico, la gloria reale che l’uomo sogna ma che il mondo non possiede e non può dare.
«Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte» (Mc 13,29): quando viviamo questo crollo, dobbiamo sapere che possiamo prepararci a incontrare la gloria vera, ciò che Cristo è realmente. Quando vengono toccate le nostre garanzie significa che Cristo sta arrivando nella nostra vita come unica, vera, grande garanzia. Spesso, purtroppo, solamente quando siamo ridimensionati dalla vita possiamo alzare gli occhi al cielo, con il cuore in frantumi, e dire anche noi con Gesù «Abbà, Padre». E Dio raccoglie questo animo affranto con amore di Padre perché «un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi» (Sal 50,19).
Quando abbiamo realmente una relazione autentica con Cristo? Quando tutte le altre cose si acquietano e perdono la loro supremazia. La caduta degli astri è anche la caduta delle priorità, delle credenze personali. Si ritiene erroneamente che se un uomo smette di credere in Dio non crede più a niente, ma è sbagliato: chi non crede più in Lui spesso comincia a credere a tutto! E l’esplosione, in questi ultimi decenni di pratiche di magia e cartomanzia di bassissima lega, testimonia la verità della tesi.
«Ma il figlio dell’uomo quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8) chiede Gesù ai suoi discepoli. Ossia, saprà l’uomo reggersi sulla fede in Dio quando le sue certezze, i suoi punti di riferimento, i suoi astri crolleranno e smetteranno di dare luce? Ecco l’unica questione urgente da risolvere, perché il problema nella vita non sono le difficoltà da affrontare ma cosa abbiamo nel cuore mentre li affrontiamo. Con Gesù nel cuore saremo in grado di camminare sulle nubi; senza di Lui tutto finirà.