3ª domenica di Quaresima Gv 2,13-25

 
 

– a cura di Mons. Sergio Salvini –

Gesù, tempio in cui abitare –

La Pasqua era ormai vicina: Gesù si adegua alle feste liturgiche di Israele, cogliendo però l’occasione per dare loro un significato nuovo. Egli entra nel tempio: nei cortili esterni, accessibili anche ai non giudei, chiamati «cortile dei gentili». Gli animali venduti ai pellegrini erano per i sacrifici; i cambiavalute invece trasformavano il denaro profano nell’unica moneta ammessa a quel tempio. Si trattava di un’attività non solo lecita, ma anche indispensabile per il funzionamento del tempio, che però ne denotava il carattere materiale e terreno. Gesù stesso si recava al tempio per adempiere alle prescrizioni. Il vero significato del suo gesto è il richiamo all’interiorità. Se questo mancasse, la cerimonia esterna diverrebbe inutile, buona solo ad ingannare la coscienza, facendo credere di essere a posto con Dio, quando invece non lo si è. Il nostro culto esteriore, le nostre preghiere, la penitenza e i digiuni devono essere un’espressione d’amore, altrimenti valgono ben poco. Queste pratiche devono essere accompagnate dalla misericordia verso il nostro prossimo. Se con la preghiera chiediamo, sarà sempre con la misericordia che otterremo. Le maggiori penitenze non serviranno a nulla se saremo dominati dalla durezza del cuore.
Il forte gesto di Gesù è di grande insegnamento anche per il rispetto esteriore che dobbiamo avere per la Casa di Dio. Valgono pure per noi le sue parole: «Non fate della casa del Padre mio un mercato!». Anche noi rischiamo di rendere, spesso, la nostra chiesa non solo un mercato, ma addirittura un luogo di chiacchiericcio indecente.
Il Vangelo di questa domenica, apertosi con l’affermazione che «era vicina la Pasqua dei giudei», sfocia nell’annuncio da parte di Gesù della sua Pasqua. In essa non saranno più necessari gli animali come vittime sacrificali, ma Egli stesso sarà la vittima pasquale a causa del suo zelo, del suo amore ardente per Dio. Sarà proprio questo amore a divorarlo, a essere la causa della sua morte violenta…

Ci viene così annunciata la vicina Pasqua di Gesù quale termine del cammino quaresimale e ci viene anche rivelata l’esistenza di un tempio nuovo, già annunciato dai profeti, un tempio non più fatto di pietre ma costituito dal corpo di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio; corpo che siamo noi innestati in lui, noi dimora di Dio, tempio nel quale siamo chiamati a offrire a Lui il vero sacrificio, quello della nostra vita quotidiana.
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«La celebrazione del mistero pasquale, secondo l’insegnamento del Concilio Vaticano II, costituisce il momento privilegiato del culto cristiano nel suo sviluppo quotidiano, settimanale ed annuale. Perciò, nella restaurazione dell’anno liturgico, per la quale il Concilio ha formulato le norme, è necessario che il mistero pasquale di Cristo sia posto in una luce più viva…» (Paolo VI).