4ª domenica di Quaresima Gv 3, 14-21

 
 

– a cura di Mons. Sergio Salvini –

dobbiamo “rinascere dall’alto”  –

L’amore si misura con il dolore. Quanto più si ama, tanto più si è disposti a soffrire per la persona amata. Il dolore diventa la prova inconfutabile del vero amore.

Diversamente, ci si illude di amare: in realtà, si cerca solo il proprio tornaconto.
L’evangelista Giovanni pone a confronto un dialogo tra due rabbi, che si riconoscono tali reciprocamente: Nicodemo chiama«mio maestro» Gesù, che ribatte definendo lui «maestro in Israele».

Con Nicodemo, dottore della legge mosaica, Gesù porta il discorso sul mistero della croce, prendendo spunto da un episodio dell’Antico Testamento: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
Se, guardando a quell’immagine, i figli di Israele erano preservati dalla morte a causa dei serpenti velenosi, così dunque lo sarà il Figlio dell’uomo una volta innalzato. L’innalzamento di Gesù avviene perché Dio dona a noi uomini il suo unico Figlio, affinché abbiamo la vita in abbondanza.

Dio non vuole che il peccatore muoia, ma che viva e sia salvato! Il nome di Dio è amore. Aderendo a questo amore, nella consapevolezza che noi tutti siamo peccatori, tutti abbiamo bisogno di misericordia. Se invece rifiutiamo tale amore, attribuiamo a Dio un volto inumano e  ci giudichiamo da soli.
Proprio davanti alla croce Nicodemo si deciderà a uscire dalle tenebre della propria incertezza. E così, in quel momento ultimo, si realizzeranno le parole del colloquio con il maestro.

Lo stesso miracolo può accadere anche a noi: sulla soglia della Pasqua,  dobbiamo alzare lo sguardo a Gesù crocifisso, memori dell’invito di Giovanni evangelista: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

Così contempleremo «la verità appesa alla croce senza bellezza né splendore», comprenderemo l’amore di Dio per noi in Gesù Cristo, e imparareremo dal crocifisso a vincere le nostre incertezze, attraversando la vita con una “mentalità” di luce, di compiere le opere di Dio, e di sentire che, insieme con Lui, creiamo “vita” intorno a noi.

Ma questo ci sarà dato se costantemente “rinasceremo dall’alto”. È rinascere!
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«Ora dovremo dare uno sguardo alla irradiazione di questa Passione, unica e tipica, posta al centro dei destini umani, sull’umanità stessa. Essa il faro che rischiara il mondo. Crux lux. La visione, da abbagliante, si fa illuminante e panoramica»

(Paolo VI).