4ª domenica tempo ordinario Mc 1, 21-28

 
 

– a cura di Mons. Sergio Salvini –

La fede nei gesti quotidiani –

Gesù insegna in modo diverso dagli altri, insegna con autorità. Non è tanto il contenuto, bensì il modo di insegnare che impressiona. È con questo “modo diverso” che Gesù crea una coscienza critica nella gente rispetto alle autorità religiose dell’epoca. E la gente lo percepisce. Gli scribi insegnavano citando le autorità. Gesù non ne cita nessuna, ma parla partendo dalla sua esperienza di Dio e della sua vita. La sua parola ha le radici nel cuore.
Il primo miracolo che Gesù compie nel vangelo di Marco è l’espulsione del potere del male che si impossessa delle persone. Anche oggi, molti vivono alienati da se stessi, ingannati dal potere dei mezzi di comunicazione, della propaganda, del commercio. Tanti ripetono ciò che sentono dire, vivono schiavi del consumismo, oppressi dalle prestazioni del denaro, minacciati dai debitori. Molti pensano che la loro vita non è come dovrebbe essere se non possono comprare ciò che la propaganda annuncia e raccomanda.
Questa domenica è un invito forte il comando del Signore: «Taci ed esci da lui!». Gesù restituisce le persone a se stesse. Restituisce la coscienza e la libertà. Fa recuperare alla persona il perfetto giudizio (cfr. Mc 5,15). Non è stato facile allora, non lo è stato ieri, non lo è oggi fare in modo che una persona cominci a pensare e ad agire in modo diverso dall’ideologia ufficiale. Da sempre Gesù minaccia lo spirito del male.
Sant’Agostino affermava con saggezza: «Vanno gli uomini ad ammirare le vette dei monti, e i grandi flutti del mare, e il lungo corso dei fiumi, e l’immensità dell’Oceano, e il volgere degli astri, e si dimenticano di se medesimi».
La liturgia della Parola di questa domenica del tempo ordinario ci invita  a rompere ogni titubanza e inoltrarci là dove dimoriamo troppo poco, forse mai, per il timore di incontrarci con quello sconosciuto che noi siamo. È giunta l’ora di guardarci negli occhi per scoprire quella traccia che il tocco di Dio, creandoci, ci ha lasciato. E gioirne. «L’uomo avanza quando arriva a capire la vera natura dell’io, vi medita sopra e cerca di seguirne le buone inclinazioni. Ma se non fa questo, andrà verso il fallimento», affermava Gandhi.
Occorre far tacere la voglia di un cristianesimo sensazionale, capace di produrre segni prodigiosi, momenti magici… dobbiamo far emergere piuttosto una sequela fatta di dono e di offerta che si coniuga con il quotidiano, con una crescita che conduce, lentamente ma decisamente, al riconoscere la presenza della nostra fede dentro la storia, nei gesti, coraggiosi e silenziosi, della fraternità, del perdono, della generosità e dell’amore.
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«Nel recondito segreto dei nostri pensieri ha da risplendere la purezza, devono albergare la luce, la rettitudine, l’amore; non è consentita alcuna forma di male nemmeno nei desideri: il cuore dev’essere salvato dal contagio di perversità che ci circonda» (Paolo VI).