il Papa in Iraq

 
 

un segnale di speranza dal 5 all’8 marzo 2021

La notizia del viaggio apostolico di papa Francesco in Iraq, dal 5 all’8 marzo 2021, è un segnale di grande speranza per la comunità cristiana della martoriata nazione mediorientale. Dopo la sconfitta militare dell’Isis nel 2017, la popolazione cristiana irachena si è trovata di fronte a problemi enormi: circa 20.000 famiglie scacciate dalla sola Piana di Ninive e quasi 15.000 case da ricostruire. Al terrore islamista si è contrapposta una risposta organizzata e duratura, coordinata dal Nineveh Reconstruction Committee (Nrc) e frutto dell’impegno delle Chiese locali e delle comunità cristiane internazionali. La fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre” è stata testimone della straordinaria generosità dei propri benefattori, i quali hanno contribuito in modo rilevante all’opera di ricostruzione.

«Secondo gli ultimi dati disponibili, a metà 2020 più della metà (8.166) delle 14.828 abitazioni danneggiate appartenenti a famiglie cristiane nella Piana di Ninive e inserite nel piano di intervento erano state ricostruite», precisa Alessandro Monteduro, direttore di Acs-Italia.

La fondazione, a livello internazionale, ha fornito 6,5 milioni di euro per la ricostruzione di 2.860 case in sei centri della Piana, cioè il 35% del totale delle abitazioni ricostruite. Attualmente le case in fase di riparazione sono circa 290. I cristiani ritornati nella Piana sono oltre 37.000, cioè quasi il 45% delle famiglie originariamente presenti nell’area: un risultato confortante, ma che non deve far dimenticare le oltre 2.000 famiglie cristiane desiderose di tornare nelle proprie cittadine nonostante la mancanza di lavoro, la scarsa sicurezza, le gravi difficoltà politiche, la carenza di infrastrutture.

La fondazione pontificia è attualmente impegnata in una nuova fase del piano di intervento: la ricostruzione delle strutture gestite dalla Chiesa nei centri cristiani della Piana. L’87% dei 363 edifici interessati (34 totalmente distrutti, 132 incendiati e 197 parzialmente danneggiati) svolge anche funzioni sanitarie, di sostegno sociale ed educative.

I frutti dello sforzo di ricostruzione non debbono tuttavia far dimenticare i rischi che tuttora incombono sulla comunità cristiana locale. «Se la comunità internazionale non interverrà tempestivamente ed efficacemente a suo sostegno, l’emigrazione forzata nell’arco di quattro anni potrebbe ridurre la popolazione cristiana dell’80% rispetto a quella precedente l’aggressione dell’Isis – prosegue Monteduro – Si profila pertanto lo spettro della totale estinzione della presenza cristiana». E aggiunge: «Attualmente il numero di quanti emigrano è maggiore di coloro che tornano. Da una ricerca sul campo elaborata da Acs il 57% dei cristiani considera di emigrare e, di questi, il 55% pensa di farlo entro il 2024. A fronte di questa intenzione, si stima che nelle aree precedentemente occupate dall’Isis i cristiani potrebbero scendere a circa 23.000 unità. Poi esiste il problema della discriminazione religiosa, che si concretizza non solo attraverso la violenza manifesta ma anche con atti discriminatori in ambito lavorativo ed educativo e con l’approvazione di leggi sul matrimonio penalizzanti. Per tutti questi motivi – sottolinea il direttore di Acs-Italia – il viaggio apostolico del Santo Padre è particolarmente rilevante e donerà nuova speranza a una comunità che, attualmente, si sente troppo abbandonata da quanti potrebbero invece intervenire per tutelarla».

Intanto, anche quest’anno, la fondazione pontificia lancia la campagna “Doni di fede per i cristiani perseguitati” con un duplice obiettivo: fornire conforto ai fedeli sofferenti per la persecuzione o la povertà; sostenere sacerdoti e religiose impegnati nello sforzo di evangelizzare in condizioni non di rado estreme per le medesime cause. L’iniziativa offre la possibilità di scegliere uno o più doni specifici indicati sulla pagina web https://acs-italia.org/

Per ogni dono sarà possibile scaricare un biglietto con la descrizione del progetto sostenuto, allo scopo di inviarlo alla persona cara destinataria del regalo. Tale modalità può essere particolarmente utile per far giungere un dono solidale in forma digitale a persone che, nostro malgrado, sono lontane per il distanziamento necessario a contenere la pandemia da coronavirus. 

I doni sono diversi: Bibbie Acs del fanciullo per i bambini di tutto il mondo (la fondazione nel corso degli anni ne ha diffuso 51 milioni di copie in 191 lingue e idiomi locali); latte in polvere per bambini e neonati delle famiglie cristiane della Siria; sostegno all’opera pastorale di un sacerdote; contributo alla costruzione o ricostruzione di una chiesa; un piccolo regalo destinato a un bambino cristiano di una nazione del Medio Oriente; mezzi di trasporto necessari alla pastorale di sacerdoti e religiose; aiuto per l’opera missionaria di una religiosa; sostegno a un seminarista affinché possa completare i propri studi; aiuti umanitari per una famiglia di rifugiati cristiani; assistenza legale alle vittime di persecuzione accusate ingiustamente. 

«Nei Paesi di persecuzione i cristiani, che oggi vivono grazie a lavori giornalieri, sono i più colpiti dagli effetti economici del Covid-19 – spiega Monteduro – Si rivolgono alle parrocchie per sfamare le loro famiglie, ma gli stessi sacerdoti, che ordinariamente si sostengono grazie alla beneficenza dei parrocchiani, sopravvivono con crescenti difficoltà e non riescono ad aiutare i più poveri. Si è innescato un pericoloso circolo vizioso». E conclude: «Anche per questi motivi, in occasione del Natale, per aiutare queste sorelle e questi fratelli nella fede e per difendere l’azione della Chiesa nelle nazioni dove è sotto attacco, Acs propone ai cattolici italiani di esprimere la propria solidarietà attraverso un “dono di fede”».