V Domenica Tempo Ordinario B
commento al Vangelo Mc 1,29-39 di Luciano Condina
Con la guarigione della suocera di Simone ci troviamo di fronte a un miracolo di Gesù apparentemente anonimo, al punto che può essere persino difficile definirlo tale. Infatti la donna «era a letto con la febbre» (Mc 1,30). Non sappiamo altro sulla sua malattia – Luca parla di una «gran febbre» (Lc 4,38) – ed è successo comunque a tutti di starsene a letto nelle stesse condizioni; il fatto che la febbre passi è un po’ poco per gridare al miracolo.
Luca aggiunge pure che Gesù «sgridò» la febbre nell’atto di compiere la guarigione: questo è un atto infantile e giocoso, tipico di quando ci si rivolge ai bambini; in particolare, mi ricorda quando, da piccolo, mia madre, al sopraggiungere della febbre, esclamava «mannaggia al lupo!», e io mi arrovellavo per capire, invano, che gusto ci provasse il lupo a far venire la febbre ai bambini. Ma procediamo oltre.
L’atteggiamento tenero, infantile e amorevole di Gesù verso la suocera può rivelarci che la donna, probabilmente, dovesse essere anche un po’ egoista e viziata, come alcuni anziani mai stati avvezzi all’altruismo che, nella vecchiaia e nella malattia, ritornano ad essere capricciosi come bimbi, spesso lamentandosi più di quanto il male non giustifichi. E fa tenerezza anche Simone che, avendo visto poco prima in sinagoga con quale autorità Gesù scacciasse il demone, pensa subito di sistemare la suocera.
La chiave di questo vangelo, ossia il vero miracolo, appare poco dopo: «ed ella li serviva» (Mc 1,31). Questo versetto poteva tranquillamente essere omesso ai fini del racconto, perché era implicito che le donne, se in buona salute, facessero gli onori di casa agli ospiti. Il vero, unico, immenso miracolo è stato quello di trasformare un’anziana viziata e capricciosa in una persona immersa nel servizio. E sappiamo bene quanto ciò sia improbabile a vedersi soprattutto nella tarda età, fase della vita in cui è quasi impossibile cambiare il carattere.
Per il Signore della vita, far risorgere Lazzaro o donare la propria esistenza e poi riprendersela è un gioco da ragazzi, proprio perché è Signore della vita. Ma far fare il salto di qualità a qualcuno, che passi dall’egoismo al serviziosenza violarne la libertà, è il vero miracolo compiuto da Gesù: lo vediamo anche noi oggi in tutte le realtà ecclesiali in cui troviamo persone dedite al servizio umile e sincero. Lì risiede il vero miracolo!
Gli insegnanti lo sanno bene, perché sperimentano continuamente la difficoltà di far apprendere una materia a studenti poco o nulla dotati. Il Signore opera allo stesso modo con noi.
Dobbiamo anche osservare che la guarigione descritta in questo vangelo, cioè la vita sana, non consiste solo nel non avere più malattie, ma nell’entrare in una vita di servizio: è sano, dunque, chi reputa l’esistenza come una missione da compiere. Ciò che affligge di più alcuni anziani non autosufficienti è il sentirsi inutili, il non poter più servire qualcuno o semplicemente servire a qualcosa.
Gesù prende per mano la suocera di Pietro e la solleva dal letto, guarita, rendendola quindi pronta al servizio: è dunque necessario lasciarsi toccare da Dio. È questo contatto che ci rende creature nuove, abili a compiere opere nuove. Dio non chiama chi è già bravo, ma rende abile colui che chiama. Facciamoci guarire da Dio, lasciamo che ci prenda la mano e ci sollevi, nella nostra quotidianità – rappresentata dalla casa di Simone – affinché anche noi possiamo toccare altre mani in una catena senza fine di guarigioni.