Domenica delle Palme “ESULTATE”

 
 

Dalla raffigurazione iconografica della cappella degli Scrovegni, traspaiono i significati che la liturgia attribuisce all’evento dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme. La celebrazione è dominata da accenni di esultanza e di trionfo.

L’affresco riprende, nelle sue linee essenziali, gli schemi dell’arte bizantina, con la ben definita disposizione dei gruppi principali: i discepoli sullo sfondo della montagna e i gerosolimitani davanti alla città. Nelle immagini russe, dalla figura di Cristo traspira una maestosa regalità, che si impone con forza ancor maggiore perché scevra di manifestazioni convenzionali: essa emana dalla figura stessa, dalla posa, dall’espressione e dall’atteggiamento. Una componente si inserisce nella fascia centrale, dominata da Cristo: sono i fanciulli (in questo caso uno solo raffigurato) che stendono i mantelli sotto all’asina. La presenza dei bambini trova riscontro anche nella liturgia della festa, che ne fa un motivo dominante, caricandolo di un pregnante significato: nell’incontro di Gesù con il popolo di Gerusalemme si intravede la sintesi del mistero e della contraddizione d’Israele.

“Ama la Sacra Scrittura e la saggezza ti amerà; amala teneramente, ed essa ti custodirà; onorala e riceverai le sue carezze. Che essa sia per te come le tue collane e i tuoi orecchini”
(San Girolamo Ep. 130,20)

Gesù, viene accolto con il gesto dello sventolare i rami di palma e di ulivo e cosi facciamo anche noi nella liturgia.
La palma è il segno dell’uomo giusto davanti al Signore: costituisce un invito ad impegnarsi a vivere con intensità la nostra scelta di vita cristiana quale opzione di tutta l’esistenza: solo così la nostra accoglienza di Gesù sarà vera.
L’ulivo è il segno della pace: il Signore ci invita a vivere nella pace, ad essere costruttori di pace.
Questa pace nasce soprattutto dal cuore dell’uomo riconciliato con il Padre: ecco, allora, l’invito a compiere in questi giorni un atto di riconciliazione sacramentale, affinché la pace diventi una caratteristica della nostra vita.

Il Messia glorioso che viene presentato è lo stesso Gesù che patirà i tormenti ed il supplizio della croce. Non vi è contraddizione tra la gloria e la croce, perché l’apparente sconfitta della crocifissione è la vera vittoria di Cristo.

“Svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi ubbidente sino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,7-9).
E’ una visione profetica impressionante della missione del Servo di Dio, Gesù Cristo.
L’umiltà del Servo sofferente che accetta di espiare al posto di tutti gli uomini ci rivela la vera natura del peccato, il suo peso. Schiacciato da questo peso, nella lunga agonia, Gesù reagisce con il silenzio alle accuse dei suoi avversari. L’innocente diventa l’accusato davanti al mondo, ma Egli è Colui di cui il centurione, presso la croce, proclama nell’impeto di fede:
“Veramente quest’Uomo era Figlio di Dio” (Mt 27, 54).
Al termine di questa riflessione prendiamo un impegno concreto: in questa settimana Santa ci impegniamo a visitare una persona ammalata o sola e a vivere il triduo pasquale come fondamento di tutta la nostra vita spirituale.