XVI Domenica Tempo Ordinario Anno C
don Luciano Condina commenta il Vangelo di Lc 10,38-42
Gesù è l’ospite che ci ospita: fermiamoci ad ascoltarlo
Marta e Maria rappresentano due spiritualità opposte, due modi differenti di relazionarsi con Gesù. Marta, evidentemente primogenita, ha un carattere logico, razionale, operoso, servizievole e sembra che sia solo lei a ospitare Gesù; a differenza di Maria che staziona ai piedi del Signore nutrendosi della sua Parola. La rabbia di Marta che rimprovera il Signore prorompe nel denunciare questa enorme ingiustizia domestica: l’essere rimasta sola a servire.Per arrivare a rimproverare il maestro doveva essere davvero arrivata al limite, gettando nell’imbarazzo tutti i presenti.
La scena contiene anche una carica comica non indifferente. Immaginiamo infatti gli apostoli che, dopo questa sfuriata, cercano di essere operativi: chi corre ad apparecchiare, chi a prendere cose, chi si eclissa… Il problema è che Marta ha sì accolto Gesù fisicamente, ma è rimasta nel suo mondo e nel suo sistema. Il problema reale non è il servizio – come appare superficialmente – bensì è la rabbia. Il suo problema è questo senso di giustizia per cui lei sa meglio di Gesù cosa si debba fare.
Una forma di sclerosi mentale fa sì che noi abbiamo già uno schema del religioso, secondo cui l’incontro con Dio mette a posto tutto, i buoni premiati e i cattivi puniti; tutto sarà rendicontato e le cose saranno fatte come si deve.
Questo però non è uno schema evangelico, è piuttosto la furia di mettere a posto la casa da massaie che, pur essendo cosa buona sotto certi punti di vista, non è certamente l’assoluto per la vita eterna. È il desiderio di vedere ovunque ordine e giustizia.
Ma il Signore non è venuto per fare giustizia secondo il mondo e risolvere le nostre micro ingiustizie quotidiane: Egli ci donerà una parte migliore. Marta fondamentalmente non accoglie Gesù; lo alloggia, ma non lo accoglie, non lo ascolta e gli parla sopra.
Noi possiamo apparentemente dare molto spazio al Signore nella nostra vita, ma non ascoltarlo, non lasciarci toccare il cuore e puntare solo a un efficientismo tutto umano. Spesso prima di risolvere i problemi di un povero è più importante ascoltarlo, lasciarlo parlare dei fatti suoi e della sua storia. Con gli uomini e con Dio la cosa più importante è la relazione personale. Potremmo anche ospitare Gesù, ma senza entrare in relazione con Lui; potremmo lavorare in parrocchia, svolgere mille servizi perfetti, ma non ascoltare il Signore né le persone.
Il servizio di Marta, santo e benedetto, è dunque privo dell’ascolto. La cosa più importante in ballo qui è la parola del Signore che è arrivata. Con Dio è necessario fermarsi, resettarsi e accogliere qualcosa di più grande. Se il tempo del servizio si fonda solo sull’efficacia e l’efficienza, diventa solo un tempo che scorre; passano gli anni e tutto ci viene tolto. Guardando indietro resta molto poco, tanta stanchezza, amarezza, delusione; perché sono state fatte cose senza incontrare il Signore in quelle cose.
In quella cena di Betania, il problema non era fare una bella figura con questo ospite di lusso, ma accoglierlo e soprattutto ascoltarlo. Perché Gesù è l’ospite che ci ospita.
Spesso nella vita i problemi vengono per parlare al nostro cuore, ma noi ci fissiamo solo sulla loro soluzione. È importante lasciare che interpellino la nostra interiorità, portandoci a vivere nello spirito le cose, secondo la verità del cielo e non della terra, prendendoci la parte migliore, quella che nessuno ci può togliere: l’eternità.