La sapienza della croce – XXIII domenica tempo ordinario
Il brano di questa domenica contiene due parabole che ci parlano della sapienza cristiana, che è quella di lasciare tutto ciò che ci impedisce di seguire Gesù. Abbandonare ogni cosa non significa fuggire dal mondo, ma rimanere “in città” per annunciare con la vita la fede in Cristo e seguirlo, mettendolo al primo posto nella nostra vita. Zygmunt Bauman, nel- la sua opera “La società dell’incertezza”, scrive: «Sant’Agostino fece questa osservazione: “Si ricorda di Caino che egli costruì una città, mentre Abele, come se fosse un semplice pellegrino sulla terra, non ne costruì alcuna. Vera città dei Santi è in Paradiso”; i cristiani vanno considera- ti “come in pellegrinaggio nel tempo accanto il regno dell’eternità” (S. Agostino, De Civitate Dei, 413- 426)». L’uomo di oggi, afferma Bauman, si è reso conto che il deserto, anche se confortevolmente privo di qualsiasi configurazione per coloro che intendono lasciare il proprio segno, non trattiene bene i segni. Più è facile lasciare un’or- ma, più è facile cancellarla. Basta un soffio di vento. Credere e amare non so- no realtà che derivano da un ragionamento, ma nemmeno possono procedere da sensazioni estemporanee: l’uomo deve riflettere e verificare nel silenzio, davanti a Dio, quando parla di una scelta radicale di vita. Una società liquida, un “pensiero debole”, può anche portare il credente a utilizzare la forza della sapienza del cuore per vivere una vera avventura evangelica, a patto che egli non si lasci sedurre dalle chimere del cambiamento continuo, dalle eccessive sollecitazioni della nostra civiltà. Significativamente Pascal poteva scrivere: «La verità senza amore non è Dio e nessuno ha il dovere di inginocchiarsi davanti ad essa». Per arrivare a questa sapienza il card. Carlo Maria Martini diceva che occorreva contemplare la Croce: «Contemplare la croce co- me significato e chiave di tutta la storia umana. Non c’è persona, non c’è vicenda umana che non abbia il suo punto di riferimento nell’ascolto contemplativo del messaggio della croce» (C. M. Martini, Tu mi scruti e mi conosci, Milano 1999, 102 s.) Fermiamoci dunque a riflettere sulla feracità di questa scelta di salvezza, in un mondo in continuo mutamento e preghiamo così: «A Gesù crocifissoO Gesù, mi fermo pensoso ai piedi della Croce: anch’io l’ho costruita con i miei peccati! La tua bontà, che non si difende e si lascia croci- figgere, è un mistero che mi supera e mi commuove profondamente. Signore, tu sei venuto nel mondo per me, per cercar- mi, per portarmi l’abbraccio del Padre. Tu sei il Volto della bontà e della misericordia: per questo vuoi salvarmi! Dentro di me ci sono le tenebre: vieni con la tua limpida luce. Dentro di me c’è tanto egoismo: vieni con la tua sconfinata carità. Dentro di me c’è rancore e malignità: vieni con la tua mitezza e la tua umiltà. Signore, il peccatore da salvare sono io: il figlio prodigo che deve ritornare, sono io! Signore, concedimi il do- no delle lacrime per ritrova- re la libertà e la vita, la pace con Te e la gioia in Te. Amen».