In Cristo fortifichiamo la nostra fede – Battesimo di Gesù

Giotto - Battesimo di Gesù
 
 
Giotto - Battesimo di Gesù

L’uomo venuto da Nazareth

Con questa domenica si conclude il tempo di Natale. Il percorso liturgico lascia immaginare il silenzioso trentennio di Nazareth. Ci lasciamo alle spalle il Bambino della grotta, nato e adorato dai pastori e dai Magi, per raggiungere le rive del fiume Giordano.
Già da tempo, proprio su quelle rive, Giovanni, il precursore, predicava un battesimo di penitenza per preparare l’arrivo «di colui che deve venire»; e molta gente, accogliendo l’invito alla conversione, andava da lui disposta a cambiare vita.
Anche Gesù, dalla Galilea, va al Giordano, si mette in fila con i peccatori, sceglie di cominciare la sua missione proprio da quel luogo. In vesti di penitente, l’uomo venuto da Nazareth si presenta al battezzatore: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?» (v. 14), obietta Giovanni. Ma Gesù risponde: «Lascia fare per ora, perché conviene che così si adempia ogni giustizia» (v. 15) . E’ venuta per Gesù l’ora di Dio.

Sulle strade della Galilea

Il cammino di Gesù incontro all’umanità non si arresta; prosegue e segna una tappa decisiva sulle rive del Giordano. Colpisce in questo racconto la centralità del battesimo.
Colui che è senza peccato si pone tra i peccatori, mostrando così la prossimità di Dio nel cammino di conversione dell’uomo. Con l’immersione nel Giordano il Figlio di Dio si avvia verso il suo destino di sofferenza e di morte. Anche la sua vita sta per cambiare. Non più soltanto figlio di Maria e Giuseppe; non più nel silenzio tranquillo della bottega di un carpentiere di Nazareth, ma si rende disponibile ad accogliere la volontà del Padre che lo condurrà verso il compimento della missione salvifica.

ll Padre consacra il figlio «primogenito»

Ora non sono più i pastori e i Magi a riconoscerlo: è il Padre stesso che consacra Messia il Figlio, mediante l’effusione dello Spirito: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (v. 17). La teofania del Giordano segna l’inizio del ministero pubblico di Gesù sulle strade di Galilea.
E nella compiacenza del Padre verso il Figlio, anche noi siamo pienamente assunti nel disegno d’amore della Trinità. Nel battesimo, il Padre ci chiama ad essere suoi figli in Gesù, «primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29) e il seme della fede gettato nel solco della nostra vita ci rende discepoli di Gesù, ci incorpora nella sua famiglia, la comunità dei credenti.

Verso un’esistenza piena e felice

Ma il germe della fede è un dono da coltivare, una sapienza da nutrire con il pane della Parola e dell’Eucaristia, una testimonianza da accompagnare, per portare la luce di Cristo soprattutto nella temperie dei nostri tempi; per vivere il vangelo della speranza nel mondo del dubbio e della disperazione.
Il Padre, che ci chiama a condividere la stessa gloria del Figlio, ci doni pure di gustare la bellezza di essere cristiani e la gioia di appartenere alla comunità dei fratelli e delle sorelle che intonano lo stesso canto: «Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. E noi ci gloriamo di professarla in Cristo Gesù nostro Signore» .Il Vangelo, allora, diventerà nella nostra avventura quotidiana l’eco della voce del Padre che dà senso alla nostra vita per condurci, oltre il Giordano, verso un’esistenza gioiosa. Fare memoria del nostro battesimo, oggi, significa ridare vigore alla nostra fede.