Lettera aperta dell’Arcivescovo su quanto accade in Iraq
Non possiamo non pensare ai cristiani dell’Iraq, “gli infedeli”, che non hanno dignità e nessun diritto. Dobbiamo anche noi farci carico testimoniando la nostra solidarietà attraverso la “Caritas diocesana”, ma soprattutto con la preghiera, perché il Calvario di Cristo dia senso a questi calvari e conforti il pianto di quanti sentono che queste morti non sono loro estranee. Vogliamo fare nostra la preghiera del Vescovo di Babilonia dei caldei, mons. Louis Raphael Sako:
«Signore, la piaga della nostra nazione irachena è profonda / e la sofferenza dei cristiani è grande e ci spaventa./ Dunque ti chiediamo, Signore, di proteggere le nostre vite, / di concederci il coraggio e la pazienza / di continuare a testimoniare i nostri valori cristiani / con fiducia e speranza. / Signore, la pace è fondamento di ogni vita. Donaci pace e stabilità / per vivere insieme l’uno accanto l’altro / senza paura né angoscia, ma con dignità e gioia. A te la lode e la gloria per sempre. / Amen».
Non possiamo non pensare all’emergenza profughi. Per comprendere questa situazione occorre guardare agli sforzi messi in atto dal Governo, con tutto il suo apparato e non solamente le risorse stanziate per l’accoglienza. Gli attori sono molteplici, le relazioni instaurate numerose, sia all’interno delle organizzazioni, che hanno lavorato per l’emergenza e in emergenza, sia tra le varie organizzazioni, tra cui la Caritas italiana, sia tra le istituzioni e gli organismi di tutela e accoglienza anche nel nostro territorio vercellese.
Vorrei dire grazie per tutto il bene che si compie nella nostra provincia: da chi è investito di responsabilità pubbliche a quanti esercitano professioni accanto ai più deboli, a coloro che con generosità operano nel volontariato sul territorio della nostra diocesi vercellese.
Dobbiamo interpellarci su chi compie viaggi estenuanti per fuggire da drammi come la povertà, le guerre, i conflitti. La logica sia quella dell’accoglienza cristiana, dell’ospitalità per promuovere la dignità e la centralità della persona umana.
Non possiamo non pensare ai nostri fratelli segnati da condizioni di precarietà che fanno parte delle nostre comunità parrocchiali. Ci sono problemi di abitazione, di lavoro, di solitudine, di abbandono. Di fronte a queste situazioni occorre cercare di garantire la possibilità di individuare nuove strade per cercare soluzioni che riportino la serenità e la dignità nella vita delle nostre famiglie.
Maria ci sostenga e ci apra nuove strade per saper rispondere a queste sfide che interpellano il nostro tempo e le nostre coscienze, come affermava Papa Giovanni XXIII: «Non ci può essere pace senza convivenza nella verità, nella giustizia, nell’amore e nella libertà».
+ Marco Arnolfo
Arcivescovo