2ª domenica di Avvento Mc 1,1-8
– Giovanni, il santo della speranza –
a cura di Mons. Sergio Salvini –
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo» (vv. 7-8).
Giovanni Battista afferma apertamente di non essere il Maestro, ma una voce che indica quello vero: Cristo! E lo indica ai suoi stessi discepoli. Non è casuale, lo aveva profetato suo padre Zaccaria: «E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza, nella remissione dei peccati…» (Lc 1,76-77).
Giovanni fu scelto e consacrato fin dal seno materno per portare la salvezza di Dio fino all’estremità della terra. È l’ultimo dei grandi profeti dell’Antico Testamento, il primo della Nuova alleanza che Dio stringerà con il popolo dei redenti da Cristo. Il Battista è più che un profeta; è il precursore del Messia, perché è voce che grida nel deserto del mondo e annuncia la Parola che rinnoverà l’intera storia, instaurando tra gli uomini il Regno di Dio, il nuovo patto di alleanza che sarà sancito dal sangue del Figlio redentore. Indicando la presenza del Salvatore nel mondo, Giovanni è colui che, gridando forte, rammenta in ogni istante l’importanza della conversione in vista della fede.
Scrisse san Pier Damiani: «L’amico doveva nascere prima dello sposo, il servo prima del suo Signore, la voce prima del Verbo, la fiaccola prima del sole, il messaggero prima del giudice, il riscattato prima del redentore».
Giovanni è stato precursore del Cristo con la sua nascita, la sua predicazione, il suo battesimo e la sua morte.
Giovanni è il santo della speranza e della fiducia in un avvenire migliore, purché questo sia incentrato sul Cristo e orientato al vero Messia e alla buona novella del Regno. In lui è facile riconoscere il vero modello del cristiano, un’icona del missionario. Il suo messaggio è di perenne attualità: anche oggi il Signore ha bisogno di precursori e di testimoni per costruire un mondo nuovo più umano e più fraterno, più rivolto a Dio con la fede e con le opere. Ciascuno di noi è chiamato a diventare profeta. Ad ogni battezzato è chiesto di annunciare Cristo e il suo Vangelo con la forza della parola e con la testimonianza della vita.
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«C’è qualche cosa di più anche in questo mondo, in questo tempo, in questa vita vigiliare. Dio non tarda all’ultimo giorno, ma già viene: c’è un futuro e c’è un presente, un futuro che è una pienezza e una ricchezza di speranza e un presente che è già di una bellezza, di una pienezza, di una felicità unica. Ebbene, questi incontri, questi momenti di felicità o di facilità sono momenti di Dio; dovunque c’è bellezza, ricchezza, dolcezza, beatitudine, tranquillità, senso di vita, chiarezza vera, lì c’è presenza di Dio, perché Dio è tutto questo» (G.B. Montini).