2ª domenica dopo Natale Gv 1, 1-18
– a cura di Mons. Sergio Salvini –
Dio ci propone il mondo –
È una domenica, questa, che invita alla contemplazione silenziosa del mistero dell’Incarnazione.
Chi è il Verbo? Il cristianesimo ruota attorno a questa domanda. E i secoli continuano a interrogarsi su Colui – l’unico – che ha un’identità storica e un’identità eterna.
«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio». Solenne ouverture, abisso sconfinato di luce che ci ricorda l’identità eterna del Figlio. Parola generata dal pensiero dell’Altissimo, che procede dalla conoscenza che il Padre ha di se stesso. Parola che racchiude tutta la sapienza del Padre: «Dio vero da Dio vero». Solo Lui è consustanziale al Padre ma, facendosi uomo, diventa pure consustanziale a noi.
Sì, è venuto fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. L’hanno fatto fuori, ma ormai era troppo tardi, Lui era dentro. Dentro al cuore dell’uomo. Gli uomini hanno potuto “farlo fuori” solo dall’esterno perché dall’interno del cuore e della storia umana, non è mai più uscito. Anzi, era talmente dentro al cuore che tanti uomini e donne hanno lasciato tutto per seguirlo e hanno dato la loro vita pur di non rinnegarlo. Se fosse solo un mito, quale forza avrebbe dato loro il coraggio di affrontare anche la morte? Questo testimonia che Egli è vivo oggi e cammina con noi tutti i giorni, sino alla fine. Anche noi ne siamo un segno. Da sempre il Natale ripropone a ciascuno una domanda: chi è Gesù Cristo?
Questa domenica, collocata a ridosso dell’Epifania del Signore, può essere l’occasione per riscoprire il silenzio nella celebrazione liturgica. Esso, infatti, è «parte integrante della celebrazione» e va compreso e vissuto secondo quanto il rito richiede. Se i Magi, giunti da lontano, si inchinano nell’adorazione offrendo i loro doni, quell’inchino è pregno di silenzio fattosi preghiera. I tre dotti trovano qualcosa di molto semplice, essenziale, primitivo: una donna con un bambino. È questo che parla al loro cuore. Non sono gli eventi straordinari che ci cambiano la vita, ma il senso che sappiamo dare agli eventi ordinari. Sì, la stella ha guidato i Magi, ma adesso sono loro ad affermare: «Non si è trattato di un inganno, questo è quello che cercavamo». Non tutto è chiaro, ma qualcosa nel cuore li fa ripartire con gioia. Non per la stessa strada. La novità di Dio non è più contenibile in quel tratto di cammino tra Gerusalemme e Betlemme. Anzi, il vecchio percorso può rivelarsi pericoloso: c’è il rischio di rimanere ingabbiati in uno spazio arido, in relazioni infeconde, in pensieri distorti. Fin dall’inizio, Gesù suggerisce di esplorare vie nuove. Dio ci propone il mondo.
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Il cuore del Prologo di Giovanni è l’annuncio che «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (1, 14).
«…Siete voi tra quelli che hanno accolto Cristo?» (Giovanni Paolo II).