Battesimo di Gesù Mc 1, 7-11
– a cura di Mons. Sergio Salvini –
Battesimo, arcobaleno di Dio –
«Il Battesimo è l’arcobaleno di Dio sulla nostra vita, la promessa del suo grande sì, la porta della speranza…». Così si esprimeva l’allora cardinale Joseph Ratzinger. Il racconto del Vangelo di questa domenica è anche il nostro racconto: perché il Battesimo di Gesù ci ricorda soprattutto il nostro Battesimo e ci chiede cosa è cambiato nella nostra vita con l’ingresso di Dio in essa. Questa festa liturgica parla di noi e di ogni uomo, parla di ogni fratello che diventa figlio. In Gesù noi tutti siamo figli prediletti, perché il battesimo è il sacramento che ci innesta nel Corpo di Cristo e innesta il Corpo di Cristo in noi: siamo diventati figli amati avendo doppie radici, nel profondo della terra e nella vastità del cielo. Al contempo siamo immersi nelle acque di un’umanità fragile, debole, sempre in bilico tra aspirazioni di poco conto e desiderio d’infinito, tra l’essere docile alla volontà del Padre e il ribellarsi ad essa, tra la necessità di amare e la volontà di restare nell’indifferenza, e spinti oltre a scrutare orizzonti nei quali le speranze si fanno certezze.
L’epifania celeste che celebriamo questa domenica dà una risposta e un senso a questo continuo altalenare umano: il cielo si lacera, si squarcia, si spezza e il divino fa la sua irruzione nell’anima delle cose, nella storia dell’umanità. Vita ne esce e vita ne entra: esce la vita del Figlio sotto l’urgenza pressante dell’amore del Padre; entra la vita dei figli riscattata dalla stessa urgenza d’amore.
Questa è la grande svolta di ogni credente, la grande occasione dell’intera umanità. In questo meraviglioso scambio fra la terra e il cielo Dio spezza il suo silenzio e rivela lo Spirito, che discende sul Cristo e dal Cristo su di noi. È una spirale d’amore: la voce di Dio riconosce la sua stessa Parola; Cristo è rivelazione incarnata della Parola; lo Spirito Santo è la Parola che ispira la mente e il cuore di ogni uomo, affinché egli stesso diventi l’opera d’arte rivelatrice di Dio. Nel giorno del nostro battesimo si è ripetuta la scena evangelica sulla quale meditiamo: il cielo si è aperto, la voce del Padre ci ha consacrati figli prediletti e in Cristo si è compiaciuto di donarci il suo Spirito. Siamo diventati così creature nuove: pietre vive del tempio di Dio. Aprire il cielo resta anche la nostra vocazione; come sarà nostra la vocazione abitare la terra con quella parte di cielo che la compone. In altri termini, in quanto battezzati, nostra sarà la responsabilità di «mescolare in giuste proporzioni finito e infinito», come afferma Platone.
Questo è il segreto della vita bella di tutti noi battezzati in Cristo.
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«Nel Battesimo noi abbiamo incontrato Cristo: incontro rigeneratore. Fu il nostro vero Natale. Ora attenzione! Che cosa comporta un simile incontro con Gesù? Il Vangelo ci insegna: comporta seguire Cristo. Comporta uno stile di vita, un impegno inscindibile, comporta una fortuna inestimabile. Qui, c’è tutto. Qui la coerenza della nostra vita; qui il genio della nostra presenza in questo mondo; qui l’obbligo della nostra testimonianza morale; qui la nostra capacità a sovrumane virtù; qui l’urgenza della nostra carità missionaria e sociale»
(Paolo VI).