Pasqua A.D. 2015
– a cura di Mons. Sergio Salvini –
È Pasqua! –
Un drammaturgo francese ha scritto: «Io voglio guarire dalla morte».
È il grido di ogni essere umano. È il sogno di ciascuno di noi, candidati alla morte ma, nello stesso tempo, assetati di eternità. Anche il passare dei giorni è un morire. Ma nel tempo che muore c’è un infinito che si avvicina.
«Io voglio guarire dalla morte». Il “volere” ha un nome: risurrezione!
«Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quando era ancora buio…». Maria, Pietro e il discepolo amato sono tre figure storiche, tre modelli di credenti nei quali possiamo riconoscerci.
Tutti e tre corrono, tutti e tre cercano. Splendide raffigurazioni della nostra ricerca di senso, del nostro desiderio di vita, di pienezza.
Vivere sulla terra è come un pellegrinaggio verso la tomba silenzioso e lacerante, di cui ciascuno di noi fa esperienza: quell’andare verso la terra, verso qualcosa che non c’è più, che ci sembra di aver perso per sempre.
Ma c’è qualcosa che ci sostiene nel desiderio che non tutto sia finito. È la pretesa di eternità. Ed è proprio quello che ci promette Gesù: tu non morrai! Allora quel pellegrinaggio si trasforma in cammino di vita… «Perché cercate fra i morti colui che è vivo?».
Fare Pasqua è nascere nuovi ogni mattina; è temere di meno, è sperare di più. È gettare nel cestino della cartastraccia gli occhiali affumicati, tutti i nostri pensieri vestiti a lutto.
Far Pasqua è scrollarci di dosso la stanchezza, la noia: far Pasqua è non imbalsamare Cristo. È accendere la vita, spargere la vita, la gioia, la pace. Far Pasqua è diventare testimoni credibili della risurrezione: organizzare e far fiorire ovunque la risurrezione del mondo.
Diceva Bonhoeffer, ucciso in un campo di concentramento nazista: «Certi cristiani, nella loro testimonianza religiosa, danno l’impressione di essere rimasti fermi al Venerdì santo. Presentano il messaggio del Cristo con toni lugubri, severi, quasi rintocchi funebri… Se Dio è il Dio della vita, non della morte, Dio è al centro della vita, non ai suoi margini».
Cristo risorto sia sempre al centro della nostra vita e non ai margini; sia il compagno di viaggio. Potrà capitare a volte, come a Maria Maddalena e ai discepoli di Emmaus, di non riconoscerlo. Ma Egli è sempre con noi, gioisce e soffre con noi, per noi.
È risurrezione tutto ciò che va nella direzione dell’amore, della solidarietà, della giustizia, della fraternità fra tutti gli uomini, della libertà di tutte le coscienze. È Pasqua se la nostra vita è aperta a partecipare dello sguardo che Dio ha sul mondo, bello e lucente.
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«La Pasqua di Gesù, questa Pasqua miracolosa, prodigiosa, superiore alle nostre capacità di pensare e di immaginare, è assicurata per noi. Siamo tutti destinati a risorgere come Gesù. Il Signore farà il miracolo di estrarre dalle tombe e dalla dispersione il nostro povero essere umano e ridarà ad esso la sua fisionomia, la sua statura, la sua realtà, ma in una forma particolare di perfezione, di bellezza, di completezza, di eleganza, di vitalità, di pienezza» (Paolo VI).