VI (sesta) domenica di Pasqua Gv 15,9-17
– a cura di Mons. Sergio Salvini –
Cristo ama senza preferenze –
Tra la risurrezione di Gesù e la sua venuta nella gloria alla fine della storia, qual è lo stile di vita che deve caratterizzare i suoi discepoli nel mondo? Vivere nell’amore! Solo vivendo nell’amore si può entrare in comunione con il Dio che nessuno ha mai visto: Dio che è amore, è comunione di amore tra Padre e Figlio.
Tre caratteristiche classificano l’amore vero: Dio ama tutti, senza fare alcuna preferenza. Ama anche chi non lo merita, perché il suo è un amore gratuito. Dio ama per primo: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è stato Lui ad amare noi. Non aspetta di essere amato per amare. Dio ama sempre e senza limiti, dando la vita. Così invita noi ad amare: «Amatevi gli uni gli altri»; che significa concretamente, non solo a parole.
Amare è rimanere ancorati al suo amore: è riconoscere un primato al suo amore per noi, lasciandoci amare e plasmare ogni giorno dalla sua presenza nelle nostra vita. È riconoscere la nostra chiamata all’intimità con Lui, e tutto gratis et amore Dei. In una condizione stabile, però, dimorando, restando in Lui.
E qui, scatta il grande evento: non più servi, ma amici! È stato scritto con saggezza: «L’uomo nuovo è colui che accoglie il “nome nuovo” che il Figlio gli dà: amico».
L’amico gode di un privilegio: è ammesso nell’intimità dei pensieri, dei sogni, dei progetti dell’altro… l’amico è colui per cui si dà la vita! Sentire dentro il proprio cuore questa amicizia può rivoluzionare la nostra esistenza, perché ci fa conoscere la fonte di un’occasione nuova e concreta di umanità…
Nel nome di amico, che è nome dato dall’amore, è contenuto un grande valore, perché si tratta di un amore non di sentimento, ma che si traduce in servizio, reso a far sentire l’altro un signore. La nuova relazione che Gesù è venuto a instaurare tra Dio e gli uomini cambia profondamente il rapporto tra la divinità e l’umanità, passando da un rapporto di sottomissione e obbedienza a un rapporto di collaborazione e di amicizia. Gesù non ha bisogno di servi, ma di amici che condividano pienamente la sua missione.
Fin dal momento in cui Egli ha invitato i primi apostoli a seguirlo: «Venite e vedrete», ha eliminato ogni distanza tra se stesso e loro, tra il Padre e i suoi seguaci.
In Gesù, manifestazione visibile del Dio invisibile, l’amore del Padre vuole raggiungere ogni uomo. Dio non riconosce né tantomeno accetta la discriminazione che la religione compie in nome suo per separare dal Signore gli impuri, i peccatori.
L’amore del Padre desidera comunicarsi a ogni uomo, indipendentemente dal comportamento di quest’ultimo, perché, come affermerà Pietro con una dichiarazione che diventa pietra fondante della comunità cristiana: «Dio ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo».
Nessun individuo può sentirsi escluso dall’amore del Signore. Gesù chiama alla salvezza, perché la sua salvezza non è frutto degli sforzi dell’uomo, ma è dono di Dio.
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«Che cos’è l’amicizia? Idem velle, idem nolle, volere le stesse cose e non volere le stesse cose, affermavano gli antichi.
L’amicizia è una comunione del pensare e del volere. Il Signore ci dice la stessa cosa con grande insistenza: “Conosco i miei e i miei conoscono me”»
(Benedetto XVI).