Ascensione del Signore Mc 16,15-20
– a cura di Mons. Sergio Salvini –
«Io sono sempre con voi» –
Con la festa dell’Ascensione la Chiesa diventa “maggiorenne”. Gesù può andarsene e lasciare il timone della sua opera in mano ai discepoli.
Come in ogni festa c’è una parte bella e una brutta. La brutta è che Gesù sparisce. È brutto per noi che, infantilmente, avremmo preferito che rimanesse visibile e a disposizione per tutte le nostre necessità: immaginate che file di pellegrini e di malati ci sarebbero ogni giorno a Gerusalemme se così fosse! Ed è duro per lui, che deve fidarsi di noi e rinunciare a un contatto normale con i suoi discepoli, sua madre, tutti i suoi amici. Diciamo che è una nuova morte ma, allo stesso tempo, è bello perché la Chiesa è costretta a crescere e, così facendo, diventa rapidamente universale, come universale diventa la presenza di Gesù, che cambia stile. D’ora in poi Egli non camminerà più solo con i discepoli, ma con chiunque glielo chieda, lasciandoci la libertà di credere e di dubitare.
Gesù ci invita a battezzare. Per poterlo fare dobbiamo, per prima cosa, vivere il nostro battesimo: questa è la meta. Così, ciascuno di noi deve salire… deve agire, impegnarsi verso l’altro, partendo prima dall’interno della propria realtà, poi come onda estendere l’azione sempre più in là, sino ai confini della terra, chiarendo che il nostro agire diventa agire di Cristo, che attraverso di noi, insieme con noi realizza la volontà divina! E noi abbiamo il tremendo potere di decidere, ora, quale sarà il nostro destino eterno: in parole povere, siamo liberi di scegliere il bene o il male. Ogni vita è fatta di centinaia di “sì” e centinaia di “no”.
Sì al bene e no al male o viceversa, ma siamo sempre noi che decidiamo a chi dire sì e a chi dire no. Siamo noi gli artefici del nostro destino. Ed è così che si compie la trasfigurazione della nostra umanità nella divinità che ci è stata promessa e comandata nel giorno del nostro battesimo. Può sembrare difficile seguire Cristo, ma lui è con noi: «Io sono con voi fino alla fine del mondo», è la sua assicurazione…
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La poetessa Elsa Morante scrive nel suo libro, “La Storia”: «Cristo, sono duemila anni che aspettiamo il tuo ritorno». Ed Egli risponde: «Ma io non sono mai partito da voi.
Siete voi che ogni giorno mi linciate, o peggio ancora, tirate via senza vedermi, come se io fossi l’ombra di un cadavere putrefatto sotto terra.
Io tutti i giorni vi passo vicino mille volte, mi moltiplico per tutti quanti siete, ed i miei segni riempiono ogni millimetro dell’universo, e voialtri non li riconoscete, pretendete di aspettare chi sa quali altri segni volgari».