15ª domenica tempo ordinario Mc 6,7-13
a cura di Mons. Sergio Salvini –
È dietro umili apparenze, all’insaputa di tutti, che Dio compie meraviglie di grazia nella vita delle persone che fanno la sua volontà. Volendo riassumere il messaggio, la santità consiste nel compiere la volontà di Dio, che per i più sarà il semplice dovere quotidiano, nel modo migliore possibile, per amore di Dio.
Gesù, nel Vangelo, ci manda con bastone e sandali. Due oggetti fortemente simbolici della evangelizzazione itinerante, sempre su strada. Come quella che Egli ha realizzato, sempre in movimento per città e villaggi.
È questo il grande stimolo che ci viene dalla parola di Dio: tonare a una Chiesa che cammina, che va per le strade, che predica il Regno a tutti coloro che accettano di sentire, senza farsi bloccare dalle difficoltà e dai rifiuti.
La zavorra oggi sono il pane, la sacca, il denaro nella cintura, le due tuniche: non sta tanto nei paludamenti e nelle sovrastrutture – anche queste cose fanno la loro parte! – ma nella fissità, nello stazionare sempre lì: nell’aspettare la gente, nel pretendere che essa venga, invece di portare l’annuncio per le strade.
Da sempre la fissità fisica si trasforma in immobilità di idee e di proposte. Il campo è il mondo! Non andare per le strade, porta inevitabilmente a non conoscere le istanze, gli interrogativi, le attese, le ansie, i desideri della gente. Per secoli ci si è cullati nella certezza che tutti ormai fossero cristiani e che non ci fosse più bisogno di annunciare il Vangelo. Bastava esigere il comportamento morale conseguente. Ora è mera illusione.
Trasmettere il Vangelo non è intrattenere la gente suscitando curiosità con “effetti speciali”, sovvenire ai bisogni espressi, intavolare discussioni teoriche o dispute; consiste invece nel fare del bene, promuovendo la liberazione da tutto ciò che guasta e sporca la vita e la dignità umana: “predicare la conversione” è chiamare a una radicale revisione del modo di pensare e di vivere in vista dell’avvento del regno di Dio, dimostrando che in Cristo tutto ciò è desiderabile e possibile. Evangelizzare non è tanto dire alla gente: «Dio ti ama», ma chiamare al ravvedimento e alla fede in Cristo.
San Giovanni XXIII indicò profeticamente alla Chiesa che questa era l’ora dei poveri, della Chiesa dei poveri; e il concilio ha tentato qua e là di tradurre l’intenzione, riprendendo parole del Vangelo e dei padri della chiesa come determinanti per il nostro oggi. Spetta a noi non dimenticare e ricordare che la Chiesa, nata dalla Pentecoste, ha innanzitutto cercato di essere assemblea del Signore in cui Dio regna; e il suo Regno significa anche condivisione, dinamica di comunione tra i cristiani.
La Chiesa ogni giorno decide di vedere nel povero il Cristo, decide di instaurare la giustizia e l’equità, mette in comune ciò che ha, imparando la forma vera del fare il bene uniti dalla celebrazione eucaristica.
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«Come Cristo ha compiuto la sua opera di redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza»
(Lumen gentium, paragrafo 8).