Corpus Domini Lc 9,11b-17

 
 

– Gesù in noi e noi in Gesù –

a cura di Mons. Sergio Salvini –

La festa del Corpus Domini non è tra le più antiche. La prima volta si celebrò a Liegi nel giugno del 1246, in seguito alle visioni di una suora ospedaliera, Giuliana di Mont-Cornillon, che desiderava rafforzare l’onore per l’Eucarestia di fronte a insorgenti polemiche contro la presenza reale di Gesù nel pane e nel vino. Diversi prodigi avvenuti nello stesso periodo, tra cui il miracolo di Bolsena con il corporale di un sacerdote dubbioso insanguinato da un’ostia spezzata, sotto gli occhi della corte pontificia che si trovava a Orvieto, convinsero Urbano IV a estendere la festa a tutta la Chiesa latina.

La solennità, però, affonda le radici nell’ultima cena di Gesù con i discepoli, quando trasformò il pane e il vino nel suo corpo e nel suo sangue. Questo mistero sta nel cuore stesso della Chiesa, anzi, è fonte e culmine della sua stessa vita. È fede ininterrotta della Chiesa che riconosce nell’Eucarestia – tocchiamo una delle dimensioni della “carnalità” del cristianesimo – vi sia il “corpo” di Cristo, secondo le parole pronunciate da Gesù.

Il Corpus Domini sottolinea in modo particolare la presenza reale di Gesù nell’Eucarestia. Potremmo aggiungere che Egli non è presente in qualsiasi modo nell’Eucarestia, ma come pane “spezzato”, ossia continuando a donare la propria vita per la salvezza di tutti.

Cristo continua a “spezzarsi” per noi e a versare il suo sangue per la nostra salvezza. Il “pane consacrato” polemizza con il nostro modo consumistico di vivere, con la salvaguardia spasmodica di noi stessi e dei nostri interessi particolari; quel “pane santo” è una contestazione, silenziosa ma decisa, di un mondo ripiegato su se stesso. Sono significative allora le tradizionali processioni con l’Eucarestia che, nel giorno del Corpus Domini, si snodano lungo le vie delle città. C’è bisogno che si veda Gesù passare nuovamente sulle nostre strade per salvare e aiutare tutti.

C’è bisogno che il “Corpo di Cristo” si veda ancora camminare per le vie del mondo. E si potrebbe accostare a questa processione eucaristica quell’altra processione quotidiana di poveri che incrociano le nostre strade. Anch’essi sono il “Corpo di Cristo” e attraversano, tra l’indifferenza dei più, i nostri passi. Il messaggio è chiaro: ambedue sono corpo reale di Cristo. E Cristo non è diviso, a meno che non lo dividiamo noi.

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«È l’Eucaristia, che Gesù ci lascia con uno scopo preciso: che noi possiamo diventare una sola cosa con Lui. Infatti dice: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”. Quel rimanere: Gesù in noi e noi in Gesù. La comunione è proprio una assimilazione: mangiando Lui, diventiamo come Lui. Ma questo richiede il nostro “sì”, la nostra adesione alla fede»

(papa Francesco, Angelus del 16 agosto 2015).