Domenica delle Palme Mc 14,1-15,47

 
 

Inneggiamo l’Osanna al Signore –

a cura di Don Gian Franco Brusa –

Questa volta la Chiesa propone alla nostra riflessione la storia della passione e morte di Gesù. È il primo atto della Pasqua, termine che significa passaggio dalla morte alla vita. Questa domenica ricordiamo la morte, nella prossima la risurrezione dell’Autore della Vita.

Noi festeggiamo Gesù insieme con i bambini e con la folla di Gerusalemme, che lo accolgono con rami di palma, gridando «Osanna al figlio di Davide». Egli fa il suo ingresso trionfale nella città santa cavalcando un asinello, poco prima di sottoporsi alla tragedia della passione. La passione e morte si collocano, dunque, fra due trionfi: l’osanna di questa domenica e la resurrezione gloriosa di Pasqua. Questo ci fa riflettere che i dolori sono momentanei, sono una semplice parentesi nella vera storia di Gesù e di ciascuno di noi. Tutte le sofferenze della terra, perfino la flagellazione, l’inchiodamento sulla croce o su un letto di ospedale, sono passeggere e servono a prepararci al trionfo.

Forse anche per addolcire la drammaticità del racconto della passione, Marco la fa precedere da due episodi molto belli. Il racconto, infatti, inizia con il profumo di un prezioso unguento che una donna versa sui piedi di Gesù, nella casa di Simone. E il Signore precisa che prepara il suo corpo alla passione, alla stessa maniera in cui un atleta si unge prima di affrontare un’impresa agonistica.

Poi Marco narra l’istituzione dell’Eucarestia: Gesù, avendo amato i suoi, li amò fino alle fine, dando da mangiare la sua stessa vita. Prima di dare la vita sulla croce, offre se stesso sacramentalmente attraverso il pane e il vino. A quel punto il nostro cuore può seguire Gesù nella flagellazione, nella coronazione di spinte, negli insulti, nella condanna a morte, nell’agonia sulla croce, nella morte. Una serie di passaggi, questi, da vivere con spirito di conformazione alla volontà del Padre, soprattutto sapendo di assistere non alla sconfitta di Gesù, ma alla sua prima, grande vittoria. Con la sua croce, infatti, estromette per sempre Satana e sconfigge la morte. Anche le nostre lacrime di compassione per il suo dolore vengono addolcite dal pensiero che la sua sofferenza e la sua morte servono a preparare una gloria grande per lui e per noi, nel cielo.

Anche se la Chiesa conclude la liturgia di questa domenica con il racconto della sepoltura di Gesù, abbiano la certezza che, la prossima, la stessa Chiesa annuncerà la sua Risurrezione. Se tale certezza, da una parte, sembra rendere meno duro il sacrificio, dall’altra gli conferisce valore, altrimenti sarebbe risultato inutile.

Questa domenica siamo invitati a riunirci in assemblea per celebrare il mistero dell’Eucarestia, sorgente di vita spirituale, in ringraziamento per quanto Gesù ha sofferto per noi; perché in questo memoriale si attuano la glorificazione di Dio e la salvezza di ciascuno di noi. Ci viene comunicata la grazia che entra nella nostra vita e ci porge aiuto e conforto. Andiamo dunque con gioia alla celebrazione eucaristica e come la folla di Gerusalemme gridiamo: «Osanna al figlio di Davide». Non ci trovi mai il Signore dalla parte di coloro che poi grideranno: «Sia crocifisso!».