Ascensione del Signore Mt 28,16-20
La vita nuova è via di rigenerazione –
a cura di Don Luciano Condina –
In questa domenica, solennità dell’Ascensione del Signore, il breve vangelo che leggeremo riassume tutta la missione della Chiesa: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo» (Mt 28, 18-20).
Gesù parla agli undici apostoli, a questo corpo mutilato di un discepolo che ha tradito; parla a una primissima Chiesa già segnata dalla sua povertà, da un’incompletezza che sarà risolta dal compimento di un’opera.
L’Ascensione di Gesù è traumatica, perché lascia gli apostoli alla loro missione, con l’unica certezza delle parole del maestro: «Io sarò con voi sino alla fine del mondo». Sembra quasi beffardo il contenuto rassicurante lasciato mentre il corpo di Gesù abbandona la terra. Ma, nella Parola interiorizzata, Egli vive nel discepolo e, in ogni singola Parola, può farsi presente nella vita delle persone a cui essa è pronunciata.
Il Signore, una volta affidata una cosa, si fa da parte, come un padre buono, che è felice quando il figlio cresce e inizia ad avere la propria autonomia; l’esatto opposto del mito greco di Cronos, che mangia i figli perché non gli tolgano il regno. Il lavoro di un padre è autentico quando educa il figlio, lo incoraggia, lo rende forte nella sua struttura finché diventa autonomo; un buon padre non è quello che risolve tutti i problemi del figlio, bensì è quello che insegna al figlio ad affrontarli; un buon padre è colui che affianca il figlio nelle difficoltà, attendendo pazientemente che arrivi a risolverli a solo. E ciò conferisce dignità al figlio.
Dio ci genera in Cristo affinché abbiamo una dignità che contiene una missione: entrare nell’opera del Padre, diventare co-creatori, battezzando nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Il battesimo genera alla vita nuova di Dio le creature che divengono così sue figlie. La vita nasce per “generazione”: una parola entra nel cuore di una persona ed essa impara qualcosa che non è “comprensione”, bensì è relazione. Entrare in una relazione d’amore cambia radicalmente la vita, porta a fiorire e a far sbocciare il meglio nascosto in ciascuno di noi.
La vita nuova è una strada di rigenerazione, dunque destinata a tutti, nessuno escluso.
Il vangelo di questa domenica ci rivela la fiducia che Dio ha in noi, lasciandoci le chiavi della sua opera che, pur rimanendo sua, si serve delle nostre povere braccia per giungere a compimento. La psicologia contemporanea sa bene che si cresce dalla fiducia paterna e non è raro incontrare persone adulte che, non avendola sperimentata nell’infanzia, vivono nella ricerca di continui successi, miranti a sconfessare la supponenza paterna subita in passato.
Il Signore Gesù, che ha tanto da insegnarci, ci lascia invece spazio, facendoci affiancare dalla presenza più delicata dello Spirito Santo il quale, da dietro le quinte, ci insegna ogni cosa e ci permette di compiere i passi giusti.
Chi evangelizza sperimenta continuamente l’aiuto di Dio, vivendo l’incredibile gioia di poter essere parte attiva della sua opera.Sant’Agostino afferma che, fidandosi dei cristiani, Dio è come se si incarnasse una seconda volta, dando alla Chiesa le sue opere, che però, questa volta passano dalle nostre mani, dalle nostre parole e dalle nostre realtà.
Allora comprendiamo che Gesù ascende al cielo per crearci lo spazio in cui seguirlo, affinché pure noi possiamo entrare in questa dinamica: ascendere a nostra volta, dall’uomo vecchio all’uomo nuovo.