Battesimo di Gesù Lc 3,15-16.21-22
Entriamo in relazione con Dio –
a cura di Don Luciano Condina –
L’umanità ha espresso potenzialità enormi in ogni campo dello scibile, ha conseguito e raggiungerà risultati sempre più ragguardevoli in ogni ambito. Se facessimo un sondaggio su chi possa essere stato il personaggio più grande della storia dell’uomo molti nomi verrebbero citati: Leonardo da Vinci, Aristotele, Gesù, Alessandro Magno, Mozart e altri, a seconda del luogo geografico in cui il sondaggio fosse proposto. A questa domanda Gesù risponderebbe che il più grande fra i nati di donna è Giovanni Battista.
Questa conclusione lascia un po’ perplessi perché, senza nulla togliere al buon Battista, porlo in cima alla classifica sembrerebbe discutibile: sicuramente grande asceta, carattere duro e difficile, poco propenso alla vita sociale… eppure Giovanni, per essere riconosciuto così da Gesù, deve aver raggiunto una vetta di sapienza ignota ai più, ma nota al Signore.
Qual è la vetta? Rendersi conto del peccato e riconoscere il bisogno di Dio per superarlo. È ciò che facciamo in ogni celebrazione eucaristica durante l’atto penitenziale. Giovanni, nel predicare e amministrare il battesimo di conversione per il perdono dei peccati, ha raggiunto la cima della sapienza. Il resto è compito di Dio. Il Battista, per primo, annuncia che la liberazione portata dal Messia non riguarderà l’oppressore romano bensì il peccato, unico vero grande carceriere dell’uomo. Per questo è il precursore: perché anticipa correttamente ciò che farà Cristo e grazie a che cosa sarà possibile riconoscerlo.
Nella seconda parte del vangelo viene rivelato il compimento di un’immagine che era ombra nell’Antico Testamento e ora diventa realtà. Sono citati nel passo il Salmo 2 e il testo di Genesi 22, Abramo chiamato a sacrificare il suo unico figlio amato, che poi non dovrà più farlo. Giunge invece un figlio diverso che sarà sacrificato e si descrive una grande apparizione trinitaria: Gesù in preghiera, lo Spirito Santo che scende su di Lui e la voce del Padre che afferma «Tu sei il figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento» (v .22). Dio non ci sta mandando una sapienza; non sta mandando delle qualità umane concentrate in un uomo straordinario come Giovanni Battista: sta buttando sul piatto il suo figlio, il suo compiacimento, colui a cui tiene di più. Guardandolo, Dio non può che intenerirsi: ecco il mio figliolo, il mio bimbo! Per un genitore i figli restano sempre piccoli. Nei genitori c’è tenerezza verso i figli e Dio, in questo passo, parla a Gesù dicendogli che gli vuole tanto bene.
Cristo è in preghiera, in stretta relazione con il cielo, nella sua piccolezza e umiltà. Come se fosse anch’Egli un peccatore, perché se ne assume la condizione ricevendo il battesimo. E il cielo si apre. È curioso che la prima rivelazione da parte di Gesù sia il silenzio. È Dio che prende l’iniziativa. Siamo introdotti nella Santissima Trinità per mezzo e per grazia del Battesimo. Entrando nel segreto di Dio, scopriamo che alla radice della nostra esistenza ci sono il bene, la luce, l’amore; e tutto quello che ci succede si può spiegare con l’amore. Se noi, ad esempio, spieghiamo la nostra vita con il successo sarà un fallimento: per tanto che appaia, il successo sarà sempre insufficiente, dopo il primo, dovremo sempre raggiungerne un altro. Se la vita fosse possesso avremmo sempre troppo poco. Se fosse affermazione del proprio ego sarebbe sempre tristezza per non averlo affermato mai totalmente. Se, invece, la vita è amore allora le cose si spiegano meglio: le umiliazioni hanno una finalità buona, i dolori sono occasioni per crescere e per imparare ad amare; tutto quello che ci succede è una relazione.
Cosa succede fondamentalmente all’uomo nel peccato? Vive la realtà senza una relazione con Dio e qualunque cosa faccia il cielo non si apre. Cosa succede a Cristo? Gli si apre il cielo. Significa che entrare nella preghiera – non semplicemente un atto di concentrazione personale come potrebbe essere secondo le religioni orientali – è intrecciare una relazione unica con il Padre, perché solamente noi abbiamo avuto il dono di aprire gli occhi sulla natura di Dio che ci si è fatta presente in Gesù. E la natura di Dio è relazione, è amore.
La celebrazione del Battesimo del Signore ci ricorda che cos’è il nostro Battesimo: essere immersi in Dio e vivere del suo compiacimento.