Cedere il mazzo

 
 

a cura di Mons. Alberto Albertazzi

alberipazzi@gmail.com

Questo mese dovrei cedere il mazzo per raggiunti limiti di età. Ho già presentato le dimissioni, e chissà quanti miei colleghi in Italia lo hanno fatto o lo stanno per fare. Non sono l’unico prete italico nato nel ’43. Prevedo che le dimissioni non saranno accettate per mancanza di successione. Non sono stanco di essere prete, ma col passare degli anni trovo sempre meno rilassante la cura di sette parrocchie. Avere una sola parrocchia di cinquemila fedeli è diverso da avere cinquemila fedeli dislocati su sette parrocchie: molte cose si moltiplicano per sette, a partire dalle meno esilaranti quali sono le incombenze burocratico-amministrative. Pure la Chiesa, quando ci si mette, in fatto di burocrazia non scherza! Che fare? Comincio ad alleggerirmi di ciò che posso.

Questo foglio va avanti con ostinata cadenza mensile, seppure in varie località (1), dal 1990. Non ho alcun dovere di continuarlo, quindi non lo farò più se non soltanto quando mi frulla. Non mi costa molto farlo e talora persino mi diverto, ma a parer mio è utile anche un messaggio indirizzato verso il così detto “tirare i remi in barca”, oppure per dirla più dottamente con Dante, «di calar le vele e raccoglier le sarte» (2) (Inferno XXVII 81): siamo sempre comunque nel gergo marinaresco. E ora qualche provocazione per smuovere un po’ una situazione di Chiesa sempre più insostenibile.

1. Mi piacerebbe che la Conferenza Episcopale Italiana (CEI), invece di soffiare sul collo ai politici in campagna elettorale, provvedesse ad alleggerire noi vetusti parroci del gravame amministrativo che ci massacra. Nel mio plesso parrocchiale ho una sessantina di immobili da tenere in piedi alla bell’e meglio, senza averne la capacità e la competenza tecnica. Butto lì a casaccio: così come si è costituito l’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero,
non si potrebbe pensare un’agenzia immobiliare diocesana che si prenda carico di questa selva di chiese e chiesette pullulanti nelle nostre parrocchie, soprattutto montane, più tutte le altre catapecchie di contorno? Ho detto da qualche pulpito che, se una volta il percorso scolastico privilegiato per cimentarsi con la teologia erano gli studi umanistici, oggi dovrebbe essere l’istituto tecnico per geometri!

2. Guardiamo ora le cose in una prospettiva neppure troppo avveniristica. I preti dalle nostre parti sono in pauroso calo numerico; né sembrano esserci segni di ripresa vocazionale, se un bambino poco dopo la prima comunione ha candidamente dichiarato che il prete è l’ultimo mestiere che vorrebbe fare! Inoltre, se i laici cristiani di domani saranno i cresimati di oggi, chi ancora frequenterà la chiesa? Resteranno solo edifici vuoti e le responsabilità civili, ed eventualmente penali, che comportano. Ma chi se le assumerà? Ci sarà una sfilza di enti giuridici senza legale rappresentante, che di conseguenza graveranno sull’ordinario diocesano (3). Mi è stato detto che in Francia, ove le chiese per provvida pirateria napoleonica sono quasi tutte dello Stato, ne vengano abbattute per la loro ingestibilità circa mille all’anno. Se esiste una CEI, che non si limiti a dire ai politici “non fate promesse che non potete mantenere”, non potrebbe occuparsi concretamente e coraggiosamente di queste faccende, magari anche con un pizzico di intelligente cinismo? Sarebbe corretto che i residui vocazionali che ancora allignano nei seminari fossero messi a corrente -nella logica del “uomo avvisato mezzo salvato” -della situazione cui vanno incontro se le cose non
cambiano.

3. Avevo già auspicato tempo addietro su questo foglio che, alla morte di un parroco, subentrasse nella legale rappresentanza un laico idoneo, che agisse nel limite delle sue prerogative: regolarmente stipendiato dall’Istituto
Sostentamento del Clero, modificandone opportunamente la denominazione. Si darebbe lavoro a disoccupati, non ci sarebbero vuoti amministrativi e si prolungherebbe la vita all’ente in questione. Non è detto che l’idea attacchi, ma se non si prova non lo si potrà mai sapere.

4. E’ ragionevole che ogni parrocchia, anche minima, debba avere il proprio Consiglio Parrocchiale degli Affari Economici (CPAE), come se fosse una società per azioni, cui presentare ogni anno lo striminzito rendiconto finanziario con la pretesa che sia firmato da tutti membri? Non si potrebbe istituirne uno solo per ogni enfatizzata
comunità pastorale? Quando si mettono sul tavolo questi problemi, la risposta abituale e scontata è “fatevi aiutare dai laici”. Ma si crede che sia così piacevole e simpatico elemosinare volontariato e collaborazione?

5. Se nella stessa comunità pastorale operano ancora più parroci non tutti coetanei, è ragionevole che il coordinatore sia l’ultra settantacinquenne? Se si scendesse anagraficamente, il non giovanissimo prete potrebbe avere almeno una blanda sensazione di pensionamento!

6. Parlare di comunità pastorali, mettendo da parte l’enfasi vittoriosa con cui se ne sta parlando, vuol dire concretamente un prete per circa una decina di parrocchie, salvo forse in città. Come farà quel tapino a smistare tutti i funerali sul territorio? Butto ancora lì a casaccio: si eliminerà il rosario in chiesa la sera del giorno prima, lasciando che i parenti se lo dicano in casa? Si aboliranno i cortei funebri peraltro già molto sforbiciati? Si farà una breve
sosta in chiesa per lustrare liturgicamente la salma e poi via al cimitero per direttissima, celebrando una messa cumulativa a fine mese per tutti i defunti del medesimo? Sarebbe conveniente un modulo funebre unificato e semplificato per tutte le comunità pastorali.

Adesso la pianto lì con queste acrimoniose denunce e, se ho esagerato, me ne scuso. Riassumo il tutto dicendo che urgono provvedimenti innovativi e coraggiosi. Pare ovvio che un’istituzione colossale come la Chiesa cattolica non possa reggersi solo sul volontariato. Non lo si vuole dire, o lo si dice a denti stretti, ma si respira un’atmosfera di day-after (= giorno dopo), con uno scenario di Chiesa completamente diverso da quello tradizionale, al quale ci si deve preparare. Le comunità pastorali sono un primo, insufficiente, passo che dice almeno che qualcosa si sta movendo.
Non mancano precedenti a questa situazione. Negli ultimi secoli avanti Cristo, il giudaismo sembrava soccombere sotto la travolgente e seducente cultura ellenistica, così come oggi i valori cristiani stanno soccombendo sotto l’arroganza scientificotecnologica che trasforma/deforma cultura e cervelli. Allora i fratelli Maccabei opposero una strenua resistenza a mano armata – che non è certamente nella vocazione della Chiesa – e qualche risultato lo ottennero. Nacquero inoltre dei libri in lingua greca, in dialogo con l’ellenismo, per dimostrare che anche la cultura ebraica ha da dire la sua e non è da pren dere a scopate. Si installarono così nella Bibbia i libri della Sapienza e
del Siracide (4). Successivamente il Vangelo ha pacificamente sgominato la cultura ellenistica, tanto che lo Stazio († 96 dC) dantesco dice: «Già era ‘l mondo tutto quanto pregno / de la vera credenza, seminata / per li messaggi dell’etterno regno» (Purgatorio XXII 76-78). A quei tempi però Dio interessava tanto alla cultura ellenistica quanto, e
ancor più, alla nascente cultura cristiana. Oggi invece Dio non interessa niente ai laboratori di ingegneria genetica e ben poco alla massa dei cristiani.

Da ultimo. Se la Chiesa è di istituzione divina, non potrebbe svegliarsi Dio e darle una mano in questo inquietante frangente storico? Rispondo attribuendo a Dio una mentalità umana, che non esclude la ripicca. E perché Dio dovrebbe scomodarsi: A. se la Chiesa italiana si è talmente appiattita sul sociale da perdere di vista la vita eterna che è il tema centrale del Vangelo? B. se una larga maggioranza di cristiani non sa fare correttamente il segno di croce? C. se paesi di tradizionale cultura cristiana (vedi Francia) non tollerano immagini e raffigurazioni di ispirazione cristiana in luoghi pubblici, e lesbertucciano volgarmente in nome della libertà di pensiero? D. Se Dio è costantemente taciuto in nome del “politicamente corretto”, mentre il vituperato Trump ha gridato «preghiamo per voi!» ai superstiti di una carneficina? Dio non si prende in giro (cfr Gal 6,7)! Questa ostentata neutralità religiosa di marchio europeo, non fa altro che spalancare le porte all’Islam.

Quanto mi ha fatto divagare il mio pensionamento fasullo! Ma quanto ho qui frignato è pessimismo o realismo?

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1 Robbio PV, San Bernardo VC, Sant’Agnese VC, Sant’Andrea VC, Seminario VC, Valsessera Biver (ma non banca!).
2 Non sono le lavoranti con ago e filo, ma si tratta di  attrezzatura navale del medioevo.
3 Vescovo/Vicario generale.
4 Il Siracide veramente nesce in ebraico, ma l’originale fu trovato solo alla fine del XIX secolo: quindi nelle Bibbie tradizionali è dato per nascita greca.