Come fulmine a ciel sereno…
Così il cardinale Sodano ha colto la notizia strepitosa di questi giorni. Ma queste sue parole erano da lui lette, e se le leggeva vuol dire che le aveva scritte prima. Quindi la notizia delle dimissione del Papa per lui non doveva essere molto fulmine e il cielo non doveva essere molto sereno. Ma lasciamo stare gli antefatti e consideriamo il fatto.
1. Benedetto XVI non è il primo Papa dimissionario. Prima di lui ce ne sono stati tre o quattro, ricordati in questi giorni dai media. Ma erano dimissioni in qualche modo forzate. Quelle di Benedetto XVI sono invece “libere”, ossia le ha date perché aveva voglia di darle. Ciò sgombera il campo da sospetti e malevoli dietrologie, come potrebbero essere intrallazzi di curia o resistenze a oltranza a suoi progetti da parte di uffici di collaborazione. Tra i cattolici c’è un po’ la tendenza a ritenere il Papa “agnello immolato” dalla curia: lui santo, innocente, senza macchia separato dai peccatori (cfr Ebr 7,26); la curia invece una manica di lestofanti senza scrupoli, che remano contro e ne combinano di cotte e di crude. Forse i cattolici farebbero bene a smorzare un pochino la loro enfatica “papolatrìa” (anche il Papa è un uomo) e ammettere che nella curia ci siano anche persone corrette e benintenzionate. Personalmente suppongo che siano la maggior parte.
2. Ho scartabellato qualche libro di teologia e non ho trovato da nessuna parte che il Papa sia “scelto da Dio”. Se fosse scelto da Dio, in certi casi passati avrebbe scelto meglio. E’ scelto da uomini che cercano il bene della Chiesa. Che poi sotto sotto ci possa essere qualche ambizione è umanamente comprensibile: anche i cardinali sono uomini. Dio allora che fa nell’elezione del Papa? Credo che stia a guardare. Accetta chi i cardinali hanno scelto e si scomoda a garantirgli l’infallibilità quando si pronuncia autorevolmente a livello di magistero universale e vincolante. Finora è capitato solo due volte, entrambe su temi mariani.
3. Se sono bene informato Benedetto XVI è il quinto Papa più vecchio della storia come età di elezione. Il record mi pare che tocchi al fabulato san Celestino V eletto nel 1294 alla tenera età di circa 85 anni! Si è dimesso dopo circa quattro mesi perché non ne poteva più. Gli elettori non potevano essere più accorti in ambo i casi? Potevano, ma soprattutto nel caso di Benedetto XVI hanno ritenuta che quella fosse la scelta giusta: un pontificato breve, dopo un pontificato smisuratamente lungo. Probabilmente Benedetto XVI lo aveva capito e, visto che i suoi tempi si stanno allungando oltre le previsioni, ha colto tutti di contropiede. Si può morie come papi rimanendo vivi come uomini.
4. Allora non poteva dimettersi anche Giovanni Paolo II? Poteva ma non lo ha fatto perché ritenne che fosse giusto non farlo. Allora ha preso una cantonata Benedetto XVI, certamente meno acciaccato del suo predecessore? Niente affatto. Se riteneva giusto dimettersi ha fatto bene a dimettersi. Credo che la diversa scelta dipenda dalla visione che l’interessato ha del suo ruolo. Giovanni Paolo II probabilmente vedeva la mistica del sommo pontificato, che lo obbligava a resistere contro ogni logica: infatti spingeva il suo servizio pastorale sino alla soglie del martirio, al quale fu molto vicino quando venne impallinato. Portò in giro per il mondo un’immagine patetica della Chiesa, che forse ha fatto del bene: duplicata, avrebbe probabilmente indotto una retorica doloristica del sommo pontificato, che alla lunga sarebbe divenuta noiosa, leziosa e ripetitiva. Benedetto XVI invece bada all’efficienza del suo ruolo che ha lucidamente riconosciuto superiore alle forze di un uomo vicino agli 86 anni di età, seppure senza malanni evidenti.
5. La scelta di Benedetto XVI è stata forse il gesto più alto e significativo del suo pontificato. Vi si coglie un’originalità profetica che non potrà non avere ricadute sui successori. Le altre cose le hanno dette e fatte un po’ tutti i papi recenti, viaggi compresi. Cambia solo il modo e lo stile, che sono legati alla personalità del papa di turno. Non tutti i papi sono lo stesso uomo e non sono in fotocopia. La libera dimissione invece è un unicum nella storia, e non è da escludere che possa essere un primum. Benedetto XVI ha avuto il coraggio di giocare a carte scoperte, dichiarandosi vecchio e stanco e di non farcela più. Piuttosto che tirare avanti coi denti, rischiando di mettere in imbarazzo il suo seguito come capitò in passato, meglio farsi da parte. Ciò obbliga a modificare il detto “morto un papa se ne fa un altro” nella seguente forma: “vivo un papa se ne fa un altro”.
6. Il messaggio è notevole, anche come tempistica: quando molti s’impancano a salvatori della patria, arrabattandosi con unghie e denti a rimanere in sella, lui in pratica ha detto «di me si può anche fare a meno», accettando serenamente la logica disillusa di Lc 17,10. Si è riconosciuto vecchio in tempi in cui questo aggettivo si usa solo per ciabatte da cassonetto, perché la vecchiaia è camuffata dietro i più goffi eufemismi a base di terza/quarta-età e simili. Si è dichiarato debole e stanco quando si rischia di crepare di infarto per i forsennati palestramenti cui ci si sottopone, per nascondere ciò che resta palese sulla carta d’identità: gli anni che abbiamo. Mi pare che sia un autorevole andare contro corrente, per ammettere con lealtà la curva cadente della vicenda umana.
7. Prima di cedere il mazzo ha attrezzato telematicamente la sua personale residenza, lasciando i marchingegni in eredità al successore, quasi dicendogli: «Io ormai sono troppo vecchio per infilarmi nel virtuale: ora pensaci tu. Il Vangelo può passare anche di lì».
8. Non sarà più papa, ma continuerà a essere vescovo. Il sommo pontificato è un ufficio che si può dismettere, e lo abbiamo visto. L’episcopato è un ufficio, ma prima ancora è un sacramento che deputa a un ufficio. Negli uffici Dio potrà anche non esserci di mezzo, ma nei sacramenti centra e interviene, perché sono faccende Sue. Benedetto XVI, quando sarà ritornato Joseph Ratzinger, non sarà più papa ma rimarrà vescovo, membro a tutti gli effetti del collegio episcopale e su di lui, come su tutti gli altri colleghi vescovi, continuerà a gravare la responsabilità collegiale della Chiesa.
9. Non essendoci di mezzo un sacramento, ne discende che la scelta di Benedetto XVI non è affatto oltraggio a Dio, come qualcuno ha osato sentenziare. E’ una lucida presa d’atto delle proprie condizioni, rispetto alla gravosità del ruolo. Le sue dimissioni sono semplicemente “date pubblicamente”, come da Diritto Canonico, ma non richiedono alcuna accettazione, perché al di sopra del papa, nella Chiesa militante, non c’è nessuno.
10. Per alcune scelte da lui fatte, specie in materia liturgica, forse ci sembrava un papà un po’ conservatore, con rimpianti per altre temperie ecclesiali. Viceversa questo suo nobile gesto terminale, ne fa un papa imprevedibilmente innovativo.