Cristo, Provvidenza divina – Solennità di Cristo Re

 
 

L’anno liturgico termina con la solennità di Cristo Re, indicando Lui come fine di tutta la storia, preannuncio che, nei tempi ultimi, Cristo tutto sarà in tutti. (1 Cor 15, 28). L’immagine di Cristo Pantocratore ricorda agli uomini di tutti i popoli e di tutte le nazioni che esiste la Provvidenza divina in Cristo, senza la quale non può cadere neanche un capello dal loro capo (cfr. Lc 21, 18). Questo messaggio non esclude nessuno, neanche l’uomo più reietto e lontano: «In verità io ti dico oggi con me sarai in paradiso» (Lc 23, 43).
Il tronco della croce diventa l’albero della vita per tutti coloro che credono nel Figlio di Dio. «Io sono il buon pastore e le mie pecore conoscono la mia voce e mi seguono» (Gv 10, 14).
Si tratta di un pastore «bello» (testo greco) e la sua bellezza consiste nel suo amore che raggiunge tutte le pecore del suo ovile. Secondo il Nuovo Testamento, Gesù costituisce nuovi pastori, che non sono altro che i presbiteri e i Vescovi (At 20, 28; 1 Pt 2, 25; 5, 2), per cui il loro servizio è un servizio pastorale.
Il pastore deve anzitutto conoscere e indicare la via, per raggiungere la meta. Andrà soprattutto alla ricerca di coloro che soffrono fisicamente e spiritualmente, per questo San Paolo descrive il ministero del pastore come paterno, fatto di amore e di vicinanza (1 Cor 4, 15). Nel far questo, deve tenere conto della molteplicità dei carismi presenti nella sua comunità, perché ognuno abbia il posto che gli spetta.
Il «buon pastore» è un amico della vita, uno che dischiude ad altri le sorgenti dell’esistenza, che li aiuta a trovare Gesù: la vera VitaOgni volta che giungo al termine dell’anno liturgico e vivo la festa di Cristo Re, sento il bisogno di riflettere sulla figura del «buon pastore» che offre la sua vita, sino alla morte, per il suo gregge: un’immagine che trova il suo riferimento in Cristo Crocifisso, come atto supremo dell’amore di Dio per l’uomo. «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno» (Lc 23, 42). Il “buon ladrone”, nell’ultimo istante della sua vita, abbandonandosi a Gesù, accoglie il dono del paradiso, decide di affidarsi a Lui chiedendo di entrare a far parte del suo Regno. Ed Egli, interpellato, così risponderà anche a noi: «In verità, io ti dico oggi sarai con me in paradiso» (Lc 23, 43). Lo testimonia l’inno che veniva recitato dalle prime comunità cristiane: «E’ piaciuto a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra sia quelle che stanno nei cieli» (Col. 1, 20).