Cristo è risurrezione e vita – V domenica di Quaresima

 
 

La Parola che chiama alla vita
I temi del percorso quaresimale proposto nelle due precedenti domeniche convergono come sintesi nella celebrazione della quinta domenica: Gesù, sorgente dell’acqua viva e della luce è colui che ridona la vita a chi crede in Lui. La risurrezione di Lazzaro è uno dei “segni” con i quali l’evangelista Giovanni presenta Cristo, vincitore della morte.
Gesù andava sovente a Betania in casa dei suoi amici: Lazzaro, Marta e Maria. Il vangelo precisa che Maria è colei che cospargerà di profumo prezioso i piedi del Maestro nei giorni della passione, quasi a coinvolgere nel sapore dell’amicizia che Gesù sa offrire a chi lo ascolta. Luca infatti, nel suo vangelo, racconta che Maria, seduta ai piedi di Gesù, è attenta alla sua parola e di fronte alle lamentele di Marta, rimasta sola a preparare la mensa, ricorda che Maria si è scelta la parte migliore.
Ora Lazzaro, che Gesù ama, è malato e le sorelle glielo fanno sapere, perché desiderano la sua presenza in un’occasione tanto dolorosa. La notizia arriva a Gesù mentre si trova lungo il Giordano, e quando Lazzaro muore lo intuisce e lo dice, quasi per esprimere l’intensa comunione con l’amico.
Gesù amava Marta, sua sorella Maria e Lazzaro. Ma non sono questi sentimenti di umana amicizia a far correre Gesù a Betania; per l’evangelista Giovanni sono solo un’occasione per manifestare la gloria di Dio. Neppure i discepoli, che Gesù aveva esortato a “svegliare” Lazzaro, comprendono il senso di ciò che sta per compiere. Nel trambusto generale Egli rivela la sua divinità trascendente, il suo mistero di “risurrezione e di vita”; ma, al tempo stesso, si rivela profondamente umano: davanti alla tomba dell’amico, infatti, scoppia in pianto e grida a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori». Lazzaro esce dal sepolcro. Le bende della morte si sciolgono e l’uomo ritorna in vita.

La sconfitta  della morte
Ogni ragionamento umano di fronte alla morte è perdente. La morte turba il cuore; la perdita di una persona amata sconvolge la vita. Le risposte delle varie correnti di pensiero agli interrogativi su questo “evento biologico” ineluttabile cadono, generando spesso domande sempre più struggenti. In questo buio, la nostra società, vuole abituarci a consumare la vita, a spadroneggiare su di essa, a decidere quando e come spegnerla; tanto vale terminare l’esistenza con “la dolce morte”.
Il dono della vita, alla luce del Vangelo, chiede invece rispetto e stupore. Lazzaro morirà poi definitivamente; ma dopo la risurrezione di Gesù, la morte sarà “diversa”, illuminata dalla speranza, perché Cristo ha dimostrato con la restituzione della vita all’amico, che la morte non ha più potere sull’uomo. Dio ama i suoi figli e ha scelto di pagare il riscatto alla morte per riaverli con sé per sempre. È Gesù il prezzo del riscatto.
“Fare” Pasqua
Il Figlio di Dio ha scelto di incarnarsi per liberare l’uomo dalla morte. Pertanto questa pagina di vangelo ha il sapore di una catechesi battesimale, perché interpella la nostra fede: «Chi crede in me anche se muore vivrà»; «credi tu questo?», chiede Gesù a Marta. L’interrogativo è rivolto anche a me, a te. La fede è la rivincita sulla morte per sempre.
Così è decisivo l’imperativo rivolto a Lazzaro: «Vieni fuori!»; lo stesso imperativo rivolto anche a noi oggi, perché c’è una morte di cui dobbiamo avere paura: il torpore del peccato, di una vita assorbita da una mentalità mondana…. Ci vuole la Quaresima per ridestare nel cuore dei battezzati il desiderio di risurrezione e di vita. Il desiderio di “fare” Pasqua.