Divino Babbo Natale
Su questo foglio di gennaio avevo già scritto altro, che accantoniamo per febbraio salvo che non mi vengano altre idee. Ho mutato solfa per una notizia appresa ieri (30/12) al telegiornale: dei bambini hanno scritto una “letterina” a Babbo Natale (=BN) chiedendogli di portarsi via il covid-19 (sic!). E’ faticoso supporre che sia stata un’iniziativa autonoma di certa infanzia. Reputo più probabile che a monte ci siano mamme e/o maestre, ormai in contatto digitale più o meno costante con le famiglie degli allievi.
La cervellotica idea ha avuto mastodontica risonanza, se è giunta trionfale nelle nostre case tramite TG1 ore 20.00 e forse anche altri. La notizia veniva data con entusiasmo e affettuosa tenerezza. Ma rimanendo nella logica di BN, salvo che il rubicondo fattorino non abbia cambiato mestiere, non è priva di incongruenze: secondo l’infantile panzana BN non prende ma porta. I bimbi gli scrivono la tenera letterina per avere dei doni. Quest’anno dunque BN sembra avere cambiato mestiere: non più fattorino di supermercato artico, ma impresa di asporto ingombranti. Non so se lui sia stato interpellato.
BN, sul quale ora ironeggio, non è tuttavia privo di benemerenze: essendo sceso in campo lui, ha esonerato Gesù Bambino dall’incomoda consegna di pacchi-dono. Infatti in epoca non molto preterita, al bambino con mamma, che dopo Natale si incontrava per strada, si chiedeva: “Che cosa ti ha portato Gesù Bambino?”. Ricordo questa domanda che fu più volte fatta anche a me, da occasionali madame.
E’ pur vero che ci si abitua a tutto. Ma a pensarci bene questa domanda è semi-blasfema, perché umilia il Figlio di Dio a rango di corriere postale, pur con tutto il rispetto che si deve a questo mestiere. A Natale Gesù Bambino non ha portato doni ma ne ha ricevuti, e per giunta di blasonata estrazione. Si mobilitano infatti i Magi per recapitargli oro, incenso e mirra. Possiamo anche immaginare che qualche pastore gli abbia mollato un agnellino. Quindi a BN va riconosciuto il merito di avere sollevato Gesù Bambino da questa “movida regalizia”.
Ma che si faccia scrivere una lettera a BN perché spazzi via il covid-19, mi sembra una catechesi ben cervellotica, che persino rasenta l’idolatria. Prima che l’attuale “cultura” stendesse una fitta censura su Dio, in queste emergenze ci si raccomandava a lui e si assumevano iniziative di preghiera. Oggi invece ci si affida a BN, semi-divinizzato e si insegna ai bambini ed avere fiducia in lui. Dio è accantonato, è ormai un personaggio superato, divenuto insignificante. E il Segno di Croce, visto che si è in vena di modifiche a preghiere tradizionali, potrebbe essere così rimodulato: Nel nome del Padre, di Babbo Natale e della Befana. Amen”. Infondo una donna dentro, seppure un po’ vecchiotta ma arzilla quanto basta per cavalcare un scopa, ci sta anche bene. Ma adesso torniamo seri.
Il popolo storicamente più tartassato è quello che ci ha tramandato il libro più sorprendente. Il popolo sono gli Ebrei e il libro è la Bibbia. La genialità della Bibbia consiste nel mandare in scena un solo Dio, munito di tutti gli attributi di perfezione: amore, onnipotenza, onniscienza, immensità, eternità. Ben diverso dalle divinità da barzelletta dell’Olimpo dell’antica cultura greco-romana. Il genio del popolo ebraico a parer mio sta appunto in questa sua visione del divino, tramandata al cristianesimo che l’ha decorata con la cornice trinitaria che non ne compromette l’unità/unicità. E oggi, invece di pregare Dio di origine controllata e garantita, si prega Babbo Natale!
Se gli insegnanti di religione insegnano religione e non sociologia religiosa, spero che diano risalto a questa genialità ebraica che può essere spiegata in duplice modo: o in una consapevolezza di fede o come una intuizione della mentalità ebraica. Mi spiego.
Consapevolezza di fede vuol dire che Dio si è rivelato agli Ebrei come unico esemplare della specie: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore” (Deuteronomio 6,4).Intuizione della mentalità ebraica, in quanto gli Ebrei con la loro riflessione sarebbero riusciti a convincersi dell’unicità non replicabile di Dio. Nel qual caso se ne potrebbe parlare in storia della filosofia. Ma siccome c’è Dio di mezzo, non se ne parla e il pensiero ebraico viene scolasticamente subissato dal peraltro gigantesco pensiero greco, che, nelle sue scuole più avanzate, sghignazzava un po’ sulle fasulle divinità con residenza olimpica.
Mi sforzo adesso di sminuire la mia indignazione che mi auguro condivisa. Spero e confido che quelle letterine siano state scritte fiabescamente, senza l’intenzione di attribuire loro un significato religioso, volendo significare anche all’infanzia, che forse non ne è del tutto consapevole, il dramma planetario della pandemia. Ma in questa ipotetica prospettiva la faccenda diventa ancora più goffa: perché si affida la soluzione di una battaglia sanitaria a un pagliaccio privo di ogni requisito miracolistico.
A meno che l’appellarsi a BN non sia da intendersi come un’applicazione del maniacale “politicamente corretto” alla sperata sconfitta del covid-19. Infatti in Dio si può anche non credere, talché esistono gli atei, la cui opinione va peraltro rispettata, se in buona fede. A BN invece tutti sono obbligati a credere essendo il motore della fregola spendereccia sempre più travolgente – ma non quest’anno – che si attiva nei giorni precedenti il Natale. !
Speriamo che quelle letterine non siano esposte nella bacheca di qualche parrocchia, se non con una nota di biasimo. Se la statua di BN venisse assurdamente autorizzata in chiesa, sarebbe onorata conpiù candele votive che Sant’Antonio e Santa Rita messi insieme!