“Due giorni” del clero con padre Masseroni

 
 

Un lungo e scrosciante applauso ha concluso la riflessione di padre Enrico Masseroni nella giornata introduttiva della “due giorni del clero”, che ha avuto luogo in duomo e in seminario nelle mattinate di martedì 10 e mercoledì 11. Facendo seguito ad un prolungato momento di adorazione eucaristica l’Arcivescovo ha infatti voluto dedicare alla propria amata Chiesa eusebiana una relazione di sintesi ricapitolativa del proprio intenso ministero episcopale alla guida della comunità ecclesiale vercellese. Padre Masseroni ha esordito, con voce rotta dall’emozione, manifestando il proprio intenso desiderio di «lavorare sino alla fine, condividendo questo tempo che rimane nella preghiera e nella speranza». Ampia ed articolata la disamina condotta dal pastore e suddivisa in sei punti, il primo dei quali è consistito in una memoria retrospettiva del suo passaggio da vescovo di Mondovì ad arcivescovo di Vercelli. Di qui padre Enrico Masseroni è partito per richiamare i principali eventi che hanno scandito l’esordio del suo ministero a Vercelli e favorito la sua conoscenza del tessuto sociale ed ecclesiale cittadino: dalla prima visita pastorale agli interventi in sostegno dell’occupazione, dal settembre pastorale al convegno su “memoria” e “profezia”, dalla rassegna dei “sette lunedì” alla processione delle macchine. Per incidere su questo tessuto l’Arcivescovo ha richiamato innanzitutto l’importanza di efficaci scelte di carattere metodologico: in primo luogo il transito «dalla comunione ecclesiale alla corresponsabilità pastorale», sulla base del presupposto che «la Chiesa non è dei preti». In secondo luogo «il passaggio dalla preghiera all’operatività pastorale», con il «discernimento comunitario del cammino». E ancora «dal convenire all’andare», nel reciproco scambio tra centro e periferia della diocesi, e «dal servizio di magistero al servizio di ministero». Il quarto punto dell’analisi condotta dall’Arcivescovo è stato fornito dal recupero di alcuni avvenimenti particolarmente significativi che hanno accompagnato il susseguirsi negli anni del suo ministero, a comincia- re dalla beatificazione di don Secondo Pollo presieduta da Giovanni Paolo II: la missione popolare del 2000, il congresso eucaristico diocesano, il rinnovo della cattedrale. La pastorale però è scandita non solo dai grandi eventi, ma soprattutto dal cammino feriale, ordinario, il cui richiamo ha costituito il quinto punto della riflessione: «Dicendo attenzione ordinaria o quotidiana della pastorale, penso alla pro- mozione o alla crescita di una coscienza ministeriale; di qui la valorizzazione dei carismi della vita consacrata con i suoi appuntamenti annuali. Di qui la promozione dei ministeri laicali destinatari di formazione per un servizio intelligente e gene- roso nelle nostre comunità. Di qui la preparazione dei candidati al diaconato permanente». E ancora, «la valorizzazione dell’associazionismo cattolico con finalità evangelizzatrici (Ac, Meic, Oftal), lo sviluppo di una cultura della missione e il dialogo e la «costante collaborazione con le autorità civili». Ma soprattutto le tre scelte strategiche e portanti dell’impegno pastorale: la famiglia, i giovani e le vocazioni.

vescovo

L’intervento di padre Masseroni è stato quindi concluso dallo sguardo sul futuro della vita diocesana, che dovrà imprescindibilmente tenere conto di quattro aspetti: le unità pastorali, «le quali esigono una sapiente sinergia tra vocazioni; una collaborazione tra parrocchie, superando un secolare campanilismo; la valorizzazione dei carismi personali e non meno il superamento di una pastorale individualistica». Attenzione puntata anche sugli oratori, decisivi in ordine all’ urgenza delle sfide educative e che presuppongono la presenza di educa- tori giovani, adeguatamente formati. Ed ancora per il futuro occorrerà continuare ad «assumere senza deleghe le scelte strategiche: i giovani, la famiglia, le vocazioni, la sfida educativa e la riorganizzazione del territorio». Infine la richiesta di «condividere una pastorale più accogliente, aprendo gli occhi sul fenomeno immigrazione, con le nuove religioni che vanno crescendo tra noi e pongono problemi di accoglienza, di dialogo, di ecumenismo e di cultura della carità solidale». Nella seconda giornata, dopo la preghiera di Ora Terza e la meditazione di mons. Tonino Guasco, si sono susseguite le relazioni da parte dei titolari dei di- versi uffici pastorali della curia, che hanno presentato le rispettive attività nell’anno appena iniziato. In particolare il pro vi- cario mons. Giuseppe Cavallone ha richiamato l’importanza fondamentale di una adeguata pastorale pre e post battesimale in grado di inserire la scelta del sacramento in un cammino di effettivo inserimento delle famiglie all’interno delle comunità parrocchiali. Prima del lavoro di gruppo, che ha visto i sacerdoti impegnati per area pastorale di residenza, il vicario generale mons. Cristiano Bodo ha trattato il tema del- le unità pastorali nel corso di una specifica relazione nella quale ha messo a fuoco anche la visita tecnico- amministrativa alle parrocchie diocesane attualmente in svolgimento. «Le unità pastorali – ha affermato mons. Bodo – devono essere in grado di “di- re” la Chiesa tra la gente; devono essere un luogo in cui si sperimentano anzi- tutto legami di accoglienza e fraternità. La gente deve poter vedere e identificare con facilità queste nuove figure di riferimento, de- ve sperimentare come si può sentire accolta anche in questa nuova “struttura” parrocchiale.

Mario Allolio