Essere come sale per la vita e luce per la fede – 5 domenica del tempo ordinario

 
 

Voi siete il sale della terra

Gesù ama le immagini per trasmettere il vangelo del Regno; e così dopo aver presentato la straordinaria sintesi delle beatitudini, approfondisce l’identità del discepolo con due icone complementari: quella del sale e quella della luce. La continuazione del “discorso della montagna” esprime chiaramente che i discepoli non sono beati per se stessi, ma sono chiamati da Gesù per portare nel mondo la novità della buona notizia; essi sono sale e luce per l’umanità. Il sale è un elemento indispensabile. Gesù si serve di questa metafora per indicare la vera sapienza che dovrebbe essere propria della mentalità del discepolo. La sapienza non necessariamente chiede molte conoscenze o lauree, ma richiede di avere il “sapore di Vangelo”; per rendersi conformi a Gesù; per pensare come Lui a riguardo della vita e della morte, della gioia e del dolore. La sapienza è un’intelligenza spirituale che sa riconoscere ciò che passa e ciò che è eterno. L’ agire come Lui va in direzione concreta, con uno sguardo solidale verso il “prossimo”, da comprendere, perdonare, aiutare, con predilezione verso i poveri e gli oppressi. Il “sale” della sapienza è soprattutto dono dello Spirito Santo, che va custodito, tenuto al riparo da ciò che lo deteriora. La dispersione in chiacchiere, nella confusione di idee che vanno di moda, non regge al confronto con la verità del vangelo e della sana tradizione della Chiesa; essa rende il discepolo “sale insapore” del tutto inutile e non più idoneo a dare un senso alla vita e al mondo tanto bisognoso di salvezza.

Voi siete la luce del mondo

L’immagine della luce viene attribuita innanzitutto ai discepoli, che sono i poveri, i miti, coloro che hanno fame e sete di giustizia, plasmati dalle beatitudini. Essi sono luce perché i discepoli non vivono per se stessi; devono illuminare anche la vita degli altri. Il sale non esiste per sé, ma per dare sapore al cibo; la luce non esiste per sé, ma per illuminare anche il cammino degli altri. Così noi siamo chiamati ad essere luce per gli uomini e per le donne del nostro tempo, non tanto per comunicare una dottrina, ma per testimoniare la “beatitudine” di essere cristiani, a servizio dei fratelli e delle sorelle che Dio “ha messo” nella nostra vita o verso i quali ci invia. ”Allora la tua luce sorgerà come l’aurora; la tua notte oscura sarà come il meriggio” (Is 58, 8.10)

Le opere buone per rivelare Dio

La testimonianza del vangelo ci pone di fronte a scelte decisive: ci invita alla conversione e a purificare il cuore per vivere da figli di Dio. In concreto, il discepolo può diventare «sale della terra e luce del mondo» attraverso una vita secondo i criteri del Vangelo: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”. C’è pertanto una precisa finalità che sollecita a essere sale e luce: la visibilità della fede nelle opere. E tutto ciò non per ostentazione o per esibizione del proprio io; ma per dire la bontà di Dio. La vita del testimone evangelico indica Dio, invita a guardare in alto. Le buone opere sono quelle che rendono visibili la giustizia, la misericordia, la pace, l’impegno sociale per una società più giusta e più umana. Le «azioni della luce» sono frutto dello Spirito; in cui non c’è posto per il vanto, l’esibizione. Il mondo deve vedere le buone opere del cristiano vero. Ecco la nostra missione: essere uomini e donne che danno sapore e senso alla vita, che trasmettono la luce della fede. Era molto efficace quanto diceva il padre della Chiesa, sant’Ignazio di Antiochia: «E’ meglio essere cristiani senza dirlo che proclamarlo senza esserlo».