Festa della Sacra famiglia

 
 

Torniamo a Nazareth
La festa della santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, mette a fuoco l’umanità di Cristo e la sua solidarietà con gli uomini, Gesù, infatti ha voluto appartenere ad una famiglia umana, imparando il suo linguaggio, per rivelare all’umanità l’amore di Dio.
La Chiesa istituì questa festa offrendola come esempio per ogni famiglia cristiana, consapevole che il matrimonio e la famiglia costituiscono uno dei beni più preziosi dell’umanità. Alla sua luce la famiglia acquista il suo più alto e meraviglioso significato perché, proprio in essa, Dio ha voluto prendere carne rivelando cosi il mistero dell’incarnazione.
La famiglia di Nazareth è apparentemente normale, formata da tre persone, come oggi ce ne sono tante… E come tutte le famiglie, vive momenti difficili, come la “fuga in Egitto”, narrata da Matteo.
La famiglia di oggi è investita da profonde e rapide trasformazioni della società e della cultura , dove i legami stabili intimoriscono e la fatica delle relazioni mette in crisi la stessa realtà sociale.

Ma nella 2a lettura Paolo suggerisce alcuni atteggiamenti portanti che garantiscono l’armonia e la bellezza della vita familiare: ”Rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà…, sopportandovi a vicenda, perdonandovi gli uni gli altri…” ( cfr Col. vv 12.13.14).

L’invito della Parola
Il Vangelo ci descrive il ruolo di Giuseppe avvertito in sogno: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”. Nella notte, Giuseppe fugge in Egitto, attraversando il deserto.
Nei pochi versetti, Matteo sottolinea un’espressione che viene ripetuta per ben tre volte: “Prendi con te il bambino e sua madre” (vv. 13.20.21). .
A Giuseppe Dio affida i suoi tesori più preziosi: un bambino piccolo, indifeso, e una donna divenuta madre da poco tempo, che nella società ebraica  non aveva voce, quindi anch’essa debole: “Prendi con te il tuo bambino, la tua sposa”.
In ogni famiglia e in ogni comunità c’è pure qualcuno più fragile di cui bisogna farsi carico per gestire le diversità, le comunicazioni difficili, le incomprensioni.
Diviene, perciò importante imparare ad esprimere il rispetto reciproco, mai scontato, usando le parole di portata semplice e quotidiana: “Per piacere, scusa, grazie”, come ha invitato papa Francesco.
Nella fragilità delle relazioni familiari l’ invito “ a farsi carico” è rivolto a tutti e a ciascun membro : prendi con te l’altro così com’è, nei suoi valori e nella sua debolezza. E’ come dire: fa sentire all’altro l’affetto, l’amore; custodisci la tua famiglia come un dono prezioso, perché in essa troverai la tua gioia, la tua pace, la tua salvezza.
La famiglia di Nazareth , oggi, lancia un invito: “ri-prendere con noi” gli affetti più cari, per averne cura, per custodirli, come il bene più grande della vita.

Ma tutto ciò può diventare possibile solo se Dio è di casa; se la preghiera, soprattutto la partecipazione nel giorno del Signore, diventa l’ossigeno che alimenta le relazioni.