Francesco scrive ai nonni

 
 

messaggio del Papa per la prima edizione della Giornata mondiale dei nonni e degli anziani da lui istituita

Tenero e incoraggiante il messaggio di papa Francesco ai nonni in occasione della Giornata a loro dedicata. Esordisce con una citazione evangelica e la spiega: «“Io sono con te tutti i giorni” (cfr Mt 28,20) è la promessa che il Signore ha fatto ai discepoli prima di ascendere al cielo e che oggi ripete anche a te, caro nonno e cara nonna. A te. “Io sono con te tutti i giorni” sono anche le parole che, da Vescovo di Roma e da anziano come te, vorrei rivolgerti in occasione di questa prima Giornata mondiale dei nonni e degli anziani: tutta la Chiesa ti è vicina − diciamo meglio, ci è vicina – si preoccupa di te, ti vuole bene e non vuole lasciarti solo!».

Il Santo Padre ribadisce che «la pandemia è stata una tempesta inaspettata e furiosa, una dura prova», soprattuto per coloro che si sono ammalati «o hanno visto spegnersi la vita dei propri cari» e «troppi sono stati costretti alla solitudine per un tempo lunghissimo». Ma la speranza non viene meno dove esiste la fede. «Il Signore conosce ognuna delle nostre sofferenze di questo tempo. Egli è accanto a quanti vivono l’esperienza dolorosa di essere messi da parte» e «la nostra solitudinenon gli è indifferente». Richiama quindi la figura di S. Gioacchino, «il nonno di Gesù», allontanato dalla sua comunità perché non aveva figli; «la sua vita – come quella della sua sposa Anna – era considerata inutile. Ma il Signore gli mandò un angelo per consolarlo», annunciandogli la futura maternità della moglie, che partorì Maria.

«Anche quando tutto sembra buio», prosegue papa Francesco, «il Signore continua ad inviare angeli a consolare la nostra solitudine e a ripeterci: “Io sono con te tutti i giorni”». È proprio questo il senso della Giornata dei nonni, «che ho voluto si celebrasse per la prima volta proprio in quest’anno, dopo un lungo isolamento e una ripresa della vita sociale ancora lenta: che ogni nonno, ogni anziano, ogni nonna, ogni anziana – specialmente chi tra di noi è più solo – riceva la visita di un angelo!».

Il suo può essere quello dei nipoti, dei familiari, degli amici di sempre o di quelli che conosciuti «proprio in questo momento difficile. In questo periodo abbiamo imparato a comprendere quanto siano importanti per ognuno di noi gli abbracci e le visite e come mi rattrista il fatto che in alcuni luoghi non siano ancora possibili!».

Esorta, dunque, a riconoscere i «messaggeri» del Signore «attraverso la Parola di Dio», a leggere «ogni giorno una pagina del Vangelo», delle Scritture, a pregare con i Salmi, per «comprendere quello che il Signore chiede alla nostra vita oggi. Egli, infatti, manda gli operai nella sua vigna ad ogni ora del giorno (cfr Mt 20,1-16), in ogni stagione della vita. Io stesso posso testimoniare di aver ricevuto la chiamata a diventare Vescovo di Roma quando avevo raggiunto, per così dire, l’età della pensione e già immaginavo di non poter più fare molto di nuovo. Il Signore sempre è vicino a noi, sempre, con nuovi inviti, con nuove parole, con la sua consolazione, ma sempre è vicino a noi. Voi sapete che il Signore è eterno e non va mai in pensione, mai».

«Nel Vangelo di Matteo, Gesù dice agli Apostoli: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (28,19-20) − prosegue il Santo Padre − Queste parole sono rivolte anche a noi oggi e ci aiutano a comprendere meglio che la nostra vocazione è quella di custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli». «Non importa quanti anni hai − aggiunge − se lavori ancora oppure no, se sei rimasto solo o hai una famiglia, se sei diventato nonna o nonno da giovane o più in là con gli anni, se sei ancora autonomo o se hai bisogno di essere assistito, perché non esiste un’età per andare in pensione dal compito di annunciare il Vangelo, dal compito di trasmettere le tradizioni ai nipoti. C’è bisogno di mettersi in cammino e, soprattutto, di uscire da se stessi per intraprendere qualcosa di nuovo».

Insomma, esiste «una vocazione rinnovata anche per te in un momento cruciale della storia», nonosangte le energie vadano esaurendosi. «Come posso incominciare a comportarmi in maniera differente quando l’abitudine è divenuta la regola della mia esistenza? Come posso dedicarmi a chi è più povero quando ho già tanti pensieri per la mia famiglia? Come posso allargare il mio sguardo se non mi è nemmeno consentito uscire dalla residenza in cui vivo? La mia solitudine non è un macigno troppo pesante?». Questi gli interrogativi proposti da papa Francesco a cui ribatte con determinazione: «Gesù stesso si è sentito rivolgere una domanda di questo tipo da Nicodemo: “Come può nascere un uomo quando è vecchio?» (Gv 3,4). Il Signore risponde: «aprendo il proprio cuore all’opera dello Spirito Santo che soffia dove vuole».

«Dalla crisi in cui il mondo versa non usciremo uguali: usciremo migliori o peggiori», sottolinea il Papa, secondo quello che abbiamo e non abbiamo imparato, citando alcuni passi della sua enciclica: «Voglia il Cielo che […] non sia stato l’ennesimo grave evento storico da cui non siamo stati capaci di imparare  c siamo duri di testa noi! – Che non ci dimentichiamo degli anziani morti per mancanza di respiratori […]. Che un così grande dolore non sia inutile, che facciamo un salto verso un nuovo modo di vivere e scopriamo una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri, affinché l’umanità rinasca» (Enc. Fratelli tutti, 35). «Nessuno si salva da solo. Debitori gli uni degli altri. Fratelli tutti».

«In questa prospettiva, vorrei dirti che c’è bisogno di te per costruire, nella fraternità e nell’amicizia sociale, il mondo di domani: quello in cui vivremo – noi con i nostri figli e nipoti – quando la tempesta si sarà placata. Tutti “dobbiamo essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite” (ibid., 77). Tra i diversi pilastri che dovranno sorreggere questa nuova costruzione ce ne sono tre che tu, meglio di altri, puoi aiutare a collocare»: «i sogni, la memoria e la preghiera. La vicinanza del Signore donerà la forza per intraprendere un nuovo cammino anche ai più fragili tra di noi, per le strade del sogno, della memoria e della preghiera».

Il Santo Padre, a questo punto, inserisce un’altra citazione dalle Scritture: «Il profeta Gioele pronunciò una volta questa promessa: “I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni” (3,1). Il futuro del mondo è in questa alleanza tra i giovani e gli anziani. Chi, se non i giovani, può prendere i sogni degli anziani e portarli avanti? Ma per questo è necessario continuare a sognare: nei nostri sogni di giustizia, di pace, di solidarietà risiede la possibilità che i nostri giovani abbiano nuove visioni, e si possa insieme costruire il futuro. È necessario che anche tu testimoni che è possibile uscire rinnovati da un’esperienza di prova. E sono sicuro che non sarà l’unica, perché nella tua vita ne avrai avute tante e sei riuscito a uscirne».

«I sogni sono, per questo, intrecciati con la memoria. Penso a quanto è preziosa quella dolorosa della guerra e a quanto da essa le nuove generazioni possono imparare sul valore della pace. E sei tu a trasmettere questo, che hai vissuto il dolore delle guerre. Ricordare è una vera e propria missione di ogni anziano: la memoria, e portare la memoria agli altri». E cita Edith Bruck, sopravvissuta al dramma della Shoah, che afferma: «Anche illuminare una sola coscienza vale la fatica e il dolore di tenere vivo il ricordo di quello che è stato. Per me la memoria è vivere». Penso anche ai miei nonni e a quanti di voi sono dovuti emigrare e sanno quanto sia faticoso lasciare la propria casa, come fanno ancora oggi in tanti alla ricerca di un futuro». «Questa memoria può aiutare a costruire un mondo più umano, più accogliente».

La terza colonna è la preghiera. E qui Bergoglio cita un’affermazione del suo predecessore: «Papa Benedetto, santo anziano che continua a pregare e a lavorare per la Chiesa»; quasi alla fine del suo pontificato, disse: «La preghiera degli anziani può proteggere il mondo, aiutandolo forse in modo più incisivo che l’affannarsi di tanti». E proseguendo nel messaggio ai nonni papa Francesco ribadisce: «La tua preghiera è una risorsa preziosissima: è un polmone di cui la Chiesa e il mondo non possono privarsi (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 262). Soprattutto in questo tempo così difficile per l’umanità, mentre stiamo attraversando, tutti sulla stessa barca, il mare tempestoso della pandemia, la tua intercessione per il mondo e per la Chiesa non è vana, ma indica a tutti la serena fiducia di un approdo».

«Cara nonna, caro nonno, nel concludere questo mio messaggio, vorrei indicare anche a te l’esempio del Beato – e prossimamente santo – Charles de Foucauld. Egli visse come eremita in Algeria e in quel contesto periferico testimoniò “la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello” (Fratelli tutti, 287). La sua vicenda mostra come sia possibile, pur nella solitudine del proprio deserto, intercedere per i poveri di tutto il mondo e diventare davvero un fratello e una sorella universale.

Chiedo al Signore che, anche grazie al suo esempio, ciascuno di noi allarghi il suo cuore e lo renda sensibile alle sofferenze degli ultimi e capace di intercedere per loro. Che ciascuno di noi impari a ripetere a tutti, e in particolare ai più giovani, quelle parole di consolazione che oggi abbiamo sentito rivolte a noi: “Io sono con te tutti i giorni”.

Avanti e coraggio! Che il Signore vi benedica».