II domenica di Avvento Marco 1,1-8

 
 

Il commento alle letture di questa II domenica di Avvento è di padre Enrico Masseroni, nell’occasione del suo trentesimo di ordinazione episcopale.

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II DOMENICA DI AVVENTO

Prima lettura: Isaia 40,1-5.9-11
Seconda lettura: 2 Pietro 3,8-14
Vangelo: Marco 1,1-8

Esegesi

Il brano evangelico costituisce l’inizio del vangelo di Marco. Esso presenta immediatamente la persona di Gesù con i suoi titoli, presenta poi la figura di Giovanni Battista, la sua attività, la sua predicazione che contrappone il battesimo di Gesù al proprio.

1. Presentazione della persona di Gesù.
«Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio» (Mc 1,1).

Troviamo in questa densa frase il termine: vangelo, e i titoli di Gesù: Cristo, Figlio di Dio.

Il termine vangelo indica la buona novella destinata a tutti gli uomini, la notizia che definisce la fede cristiana; più che un messaggio proveniente da Dio e riguardante Gesù, il vangelo è la rappresentazione della presenza e dell’azione di Dio presso gli uomini in Gesù. Questa buona notizia dapprima annunciata e predicata è stata poi scritta e si è fissata nei quattro vangeli.

Il titolo Cristo indica, letteralmente, colui che è stato unto, che è stato dedicato e consacrato con una unzione, indica il messia, il salvatore atteso in Israele. Pietro farà la sua solenne professione di fede tributando a Gesù questo titolo (Mc 8,29) e Gesù stesso approverà il titolo nel corso del suo processo (Mc 14,61-62).

Il titolo Figlio di Dio, indicazione della dignità di Gesù, determina la struttura del vangelo di Marco, ritornandovi nei punti fondamentali. Collocato qui all’inizio, esso ritorna alla fine in bocca a un pagano, all’ufficiale romano, come una confessione di fede (Mc 15,39). Nel corso del vangelo questo titolo è rivelato da Dio stesso nel battesimo di Gesù (Mc 1,11) e nella trasfigurazione (Mc 9,7), è divulgato dai demoni (Mc 3,11; 5,7) e costituisce il tema della condanna davanti al Sinedrio (Mc 14,61-62).

2. Presentazione di Giovanni Battista.

«Come sta scritto nel profeta Isaia: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati» (Mc 1,2-5).

La presentazione del Precursore viene fatta mediante la citazione del testo di Isaia contenuto nella prima lettura, del testo di Esodo 23,30 e di Malachia 3,1. Giovanni appare come colui che prepara e precede la venuta del Messia. L’attività che egli esercita, insieme con la predizione, è l’annuncio e la pratica di un battesimo di penitenza. Tale atto aveva la sua ispirazione nei bagni e nelle abluzioni che venivano praticate nel giudaismo con scopo di purificazione rituale delle macchie e delle impurità legali. Il rito del precursore si distingue da tali osservanze in quanto ha carattere di unicità, non è ripetibile ed è offerto e ricevuto come preparazione al giudizio, al battesimo della fine dei tempi; esso indica la necessità della conversione e ha come scopo il perdono dei peccati accordato da Dio. La gente che andava a farsi battezzare da Giovanni, infatti, riconosceva e confessava i propri peccati con le parole oltre che con l’atto di sottoporsi al battesimo.

3. Il battesimo di Giovanni e il battesimo di Gesù.

«Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo » (Mc 1,6-8).

Dopo la descrizione di Giovanni, ricalcata su quella di Elia, viene la proclamazione che contrappone il precursore a Gesù sulla base del loro battesimo: Giovanni battezza con acqua. Gesù battezzerà con Spirito Santo. La qualificazione dell’attività di Gesù come battezzatore in Spirito Santo designa non singoli atti o momenti, ma l’opera totale del Signore, essa è nel suo insieme un battesimo con Spirito Santo, cioè una effusione dello Spirito che santifica attraverso i sacramenti e i carismi da lui donati.

Meditazione

Il tema che unisce le tre letture è quello della preparazione della venuta del Signore. Occorre preparare la via per il nuovo esodo che il Signore guiderà (Isaia); bisogna convertirsi, prima della venuta gloriosa del Signore, nel tempo di vita che il Signore concede a ciascuno (2Pt). Il vangelo presenta Giovanni che nel deserto prepara la strada al Messia con la sua stessa vita, con la sua predicazione e il suo ministero.

L’evangelo interpella il credente su come accogliere nella propria esistenza il Signore che viene. Anzitutto con l’ascolto della parola di Dio contenuta nella Scrittura. L’inizio del vangelo è nell’Antico Testamento (Mc 1,1-3) e Giovanni è anzitutto colui che compie nella sua carne e nella sua vita la parola profetica. La Scrittura ci conduce a Cristo. Ma la parola di Dio conduce anche a riconoscere i propri peccati (Mc 1,5). Di fronte al Signore che viene, noi riconosciamo che le nostre vie non sono le sue e siamo spinti a conversione, a cambiare strada, a mutare direzione di vita per ritornare al Signore. Poi si tratta di ritrovare l’essenziale. Giovanni è figura di essenzialità e semplificazione: di lui si dice la sobrietà del cibo e la povertà del vestire. L’essenzialità del suo messaggio spirituale è connessa all’essenzialità del suo vivere, del suo essere corpo, voce, attesa. Egli può chiedere di convertirsi e di preparare la strada al Signore perché vive in prima persona tali realtà. Giovanni non si limita a preparare una strada al Signore, ma la diviene nel suo corpo, nella sua persona. La traiettoria della sua vita diventa la parabola che Gesù stesso seguirà. Giovanni è il «precursore» non solo nel senso che viene prima di Gesù, ma anche nel senso che il percorso esistenziale che egli vive sarà anche quello, con tutte le grandi differenze legate alle due persone, che Gesù conoscerà. Infine Giovanni è presentato nell’umiltà, ulteriore realtà che consente l’incontro con il Signore. Il ministero del Battista è riferito a colui a cui egli apre la strada, è tutto teso a lui: egli è il messaggero di fronte al Veniente, la voce di fronte alla Parola, il servo di fronte al Signore, colui che battezza con acqua di fronte a colui che battezzerà con lo Spirito santo.

Quest’ultimo aspetto suggerisce un ulteriore spunto: Giovanni, figura essenziale per Gesù secondo la comune testimonianza dei quattro vangeli, rinvia anche alla necessaria mediazione di un uomo per poter preparare la strada al Signore. Giovanni, che precede Gesù e nella cui scia Gesù si porrà, è figura di accompagnamento spirituale. Così questa pagina, che presenta gli inizi del vangelo, diviene anche memoria degli inizi della fede del cristiano: memoria del battesimo, dell’azione dello Spirito, dell’ascolto della Parola, della mediazione di paternità spirituale di un uomo.

Il vangelo di Marco inizia nel deserto. È nel deserto che Giovanni grida e annuncia. Nel luogo marginale e decentrato, di solitudine e silenzio, di ascesi e di ritiro. Tanto che verrebbe da chiedersi: a chi grida Giovanni? E perche? A che scopo? Non è folle tutto ciò? Eppure la sua voce trova nel deserto lo spazio per farsi sentire e proprio nel deserto manifesta la sua forza profetica: lontana dai centri del potere (politico e religioso), la parola ritrova la sua limpidezza e genuinità, la sua forza e autorevolezza, la sua capacità di aprire strade e orizzonti, di dare senso e speranza, ovvero, di essere profetica. Nel deserto la parola può purificarsi e liberarsi dalle mistificazioni e smascherare con chiarezza gli idoli, può decongestionarsi dai luoghi comuni e dalle frase fatte, dai conformismi e dagli accomodamenti. Essa appare piena di senso e attrae la gente, non induce ad averne paura anche se è esigente; spinge le persone a un esodo, a un cammino nel deserto per incontrare il Signore, a un cammino verso Giovanni, o meglio, verso Colui che sta per venire e di cui Giovanni e la sua parola sono segno. E quel cammino fa già parte della preparazione della strada del Signore.

Padre Enrico Masseroni