II domenica di Pasqua Gv 20,19-31
– Credere significa seguire Gesù –
a cura di Mons. Sergio Salvini –
Le porte erano chiuse per paura dei Giudei: la paura è un sentimento che il lettore del quarto Vangelo già conosce.
C’è la paura della folla che non osa parlare in pubblico di Gesù. C’è la paura dei genitori del cieco guarito che temono le reazioni delle autorità. C’è la paura di alcuni notabili che non hanno il coraggio di dichiararsi per timore di essere espulsi dalla sinagoga.
La paura viene sempre dall’esterno, ma se può entrare nel cuore dell’uomo è unicamente perché vi trova un punto di appoggio. Non serve perciò chiudere le porte. La paura entra nel profondo se si è ricattabili per qualche ragione: ad esempio la paura di perdere la vita, anche se, più spesso, si ha paura per molto meno. Ma ora che il Signore è risorto non c’è più ragione di avere alcuna paura. Persino la morte è vinta: di che cosa avere paura allora?
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«Pace a voi» (Gv 20,19): anche la pace è un dono del Signore risorto. Ma è una pace diversa rispetto a quella del mondo. Diversa perché dono di Dio e perché va alla radice, là dove l’uomo sceglie tra la menzogna o la verità. Diversa perché è una pace che sa pagare il prezzo della giustizia. La pace di Gesù non promette di eliminare la Croce – né nella vita del cristiano né nella storia del mondo – ma rende certi della sua vittoria: «Io ho vinto il mondo» (Gv 16,33).
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«E i discepoli gioirono al vedere il Signore» (Gv 20,20): passano dalla paura alla gioia. La gioia, dono del Signore risorto, è una partecipazione alla sua stessa gioia. Non esistono due gioie differenti, una per Dio e una per l’uomo. Si tratta sempre, in un caso come nell’altro, di una gioia che affonda le proprie radici nell’amore. Essa non sta nell’assenza della Croce, ma nel comprendere che Cristo è risorto. La fede permette una diversa lettura della Croce e del dramma dell’uomo. Pace e gioia sono, al tempo stesso, i doni del Risorto e le tracce per riconoscerlo. Ma occorre infrangere l’attaccamento a se stessi. Solo così non si è più ricattabili. La pace e la gioia fioriscono soltanto nella libertà e nel dono di sé.
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«Ricevete lo Spirito Santo» (Gv 20,22): lo Spirito è il testimone di Gesù. Davanti all’ostilità che incontreranno, i discepoli saranno esposti al dubbio, allo scandalo, allo scoraggiamento, ma lo Spirito diffonderà Gesù nel loro cuore e li renderà sicuri nella loro disobbedienza al mondo. I discepoli avranno bisogno di certezza: lo Spirito gliela offrirà.
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«…Anche oggi credere in Gesù, seguire Gesù sulle orme di Pietro, di Tommaso, dei primi apostoli e testimoni comporta una presa di posizione per Lui e non di rado quasi un nuovo martirio: il martirio di chi, oggi come ieri, è chiamato ad andare contro corrente per seguire il Maestro divino, per seguire “l’Agnello dovunque va” (Ap 14,4)» (San Giovanni Paolo II, Gmg 2000, Tor Vergata 19 agosto).