II domenica dopo Natale
Sir 24, 1-4,12-16; Ef 1,3-6.15-18 , Gv 1,1-18
La luce ha già vinto
La liturgia di oggi ci immerge nuovamente nel mistero del Natale .
L’annuncio dell’incarnazione contenuto nel prologo di Giovanni ci rivela un messaggio inatteso e incredibile: il bambino nato a Betlemme è il Figlio unigenito del Padre.
Per questo il Natale è gioia, perché Dio si è fatto prossimo sino a lasciarsi vedere e toccare. «La vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta» (1 Gv).
Così Gesù è la luce che brilla nelle tenebre ; è la luce “vera” che appaga tutte le aspirazioni umane; la sola che dà senso a tutte le altre luci accese sulla scena del mondo.
Il disegno misterioso di Dio sull’umanità è pienamente svelato: “A chi accoglie il Verbo fatto carne è dato il potere di diventare figlio di Dio (v 12) . È questa la suprema rivelazione della dignità di ogni persona umana chiamata a passare dalle tenebre alla luce della salvezza. Il Dio che si abbassa fino all’uomo per innalzarlo a Sé, svela che nel Suo mistero c’ è la vita e la verità di ogni esistenza.
Oggi ci viene rinnovato l’invito a scegliere la strada da percorrere: quella della luce, o quella delle tenebre. « Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre » (Gv 12,46). La fede è lotta che dobbiamo affrontare con decisione responsabile, perché Dio ha già vinto, e le tenebre non possono sopraffare la Luce.
Dal vangelo il regalo di una certezza
Anche se l’Europa rifiuta di riconoscere le proprie “radici cristiane”, e il Parlamento spinge a rimuovere dalle pareti dei luoghi pubblici la croce, sulla quale il Dio fatto uomo è morto per la salvezza dell’umanità, la sua “luce” continuerà a brillare nelle tenebre del mondo; e nessuno mai potrà estinguerla.
Per noi è importante riconoscerla tra le tante luci fatue e lasciarla brillare in noi sopra il moggio; perché è prima di tutto nella nostra storia e nel nostro cuore che la sapienza vuole “porre la sua tenda” (Sir 24), a partire dal giorno del nostro battesimo. A noi tocca lasciare che ogni nostra oscurità sia pervasa dall’amore del Signore, lo stesso amore che ci fa essere luce per gli altri.
Essere luce: nella lettera agli Efesini, Paolo afferma che il “Padre ci ha eletti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità” (Ef 1,4). La vetta da scalare è ardua: diventare “santi”, cioè fidarsi e affidarsi a Dio per vivere da figli, come Gesù, “il primogenito tra molti fratelli”, dice ancora Paolo ai cristiani di Roma.
Il Natale, nel suo significato più vero, significa per noi, rinnovare la fede: siamo figli di Dio e dobbiamo esserlo nella vita concreta di ogni giorno.
Nella notte santa, e in questa II domenica, ci è stata aperta la prima pagina del Vangelo di Giovanni. Il prologo ci rivela che “dalla pienezza del Verbo fatto carne, noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia” (v16). Da questa prima pagina possiamo ripartire per sfogliare la nostra vita.
Nell’anno che ci sta davanti, di domenica in domenica, giorno del Signore, il Vangelo guiderà la nostra vita per camminare nella luce; non dobbiamo avere paura di accoglierla! Essa non ci ruberà il tempo, gli affetti, la gioia. Al contrario ci educherà nella capacità di amare e quindi ci donerà la pace e la gioia, anche in mezzo alle prove del vissuto quotidiano.