III domenica del Tempo ordinario
A cura della Fraternità della Trasfigurazione
Il Vangelo odierno è composto da due brani, tratti entrambi dal testo di Luca ma distanti tra di loro. All’inizio troviamo il proemio, l’introduzione in cui l’evangelista spiega a un ipotetico lettore i criteri che lo hanno guidato nella stesura del suo scritto. Egli afferma di aver “deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza”, al fine di presentare “un resoconto ordinato” perché egli possa diventare consapevole della “solidità degli insegnamenti”. Questa introduzione evoca l’immagine di una roccia su cui poggia tutto il resto del racconto, una garanzia che dà stabilità, veridicità a una narrazione in cui vengono riportati “avvenimenti successi”, anche se il lettore odierno sa che il criterio di storicità all’epoca in cui scrive Luca è ben diverso da quello attuale e, di conseguenza, non si scandalizza di fronte a eventuali incongruenze. Subito dopo si passa al capitolo quarto: lo Spirito Santo, che era sceso su Gesù al momento del battesimo e lo aveva guidato nel deserto dove era stato tentato dal diavolo, ora lo accompagna nel suo ritorno in Galilea. Qui il Maestro insegna nelle sinagoghe e riceve l’apprezzamento, la “lode” dei suoi ascoltatori. In seguito si reca a Nazareth, entra nella sinagoga e, ricevuto il rotolo di Isaia, cerca il passo preciso che vuole leggere ai presenti. Notiamo il contrasto tra l’ordinarietà del gesto solitamente compiuto da Gesù in giorno di sabato e il clima di suspense che si viene a creare. Questo contrasto, evidente fin dall’inizio del Vangelo grazie alla semplicità delle scene dell’annunciazione e della nascita, ci parla di un Dio che si manifesta nell’ordinario, nei gesti comuni, gesti che lo Spirito colma di potenza divina così come alle nozze di Cana, la cui narrazione abbiamo ascoltato domenica scorsa, l’ordinarietà dell’acqua era stata trasformata nella forza inebriante del vino. A Gesù viene dato il rotolo del profeta Isaia ed egli vi legge un oracolo, un brano che contiene un messaggio di consolazione: le situazioni drammatiche in esso descritte – povertà, prigionia, cecità, oppressione – trovano una risposta nell’annuncio di liberazione e di salvezza ivi proclamato. Gesù, tuttavia, non è qui un semplice lettore, un ripetitore delle parole del profeta. Luca descrive nei minimi dettagli le azioni da lui compiute dopo la lettura: “riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette”; la lentezza della narrazione crea una sorta di suspense che raggiunge il culmine quando si evidenzia come gli occhi di tutti fossero fissi su Gesù. A questo punto egli offre la rivelazione che sta al centro di questo brano: “Oggi si è compiuta questa Scrittura”. A Natale abbiamo ascoltato l’annuncio di Giovanni in merito alla Parola che si è fatta carne (cf Gv 1,14); oggi Luca ce la presenta in persona. Non si tratta più di ascoltare un messaggio che ci consola raccontandoci quanto accadrà, poiché è giunto l’“oggi” della sua presenza, la presenza di colui con cui possiamo entrare in relazione, la cui parola possiede una forza trasformante ed è per ognuno di noi un messaggio di vita. Oltre che un annuncio consolante il brano di oggi ci interpella, quindi, in merito al nostro rapporto con Gesù-Parola. Di Antonio del deserto, di cui abbiamo fatto memoria qualche settimana fa, si dice che non lasciasse cadere nessuna parola della Scrittura. E noi? E io?