Il Signore entra nella nostra casa – XXXI domenica tempo ordinario

 
 

Il personaggio di questo brano evangelico è Zaccheo, un uomo piccolo di statura; e qui non si tratta solo di una piccolezza fisica ma anche morale. Tuttavia il fatto che si arrampichi in alto, su un albero, indica un cammino interiore. Si eleva al di sopra di ciò che, fino a quel momento, aveva costituito per la sua vita sicurezza; si innalza sulla propria povertà spirituale. «Oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19, 5). Questo incontro, allora, è presentato come un oggi in cui, attraverso la persona di Gesù, Dio visita Zaccheo, perché il suo cuore è sincero. «Ecco la metà dei miei beni la dò ai poveri” (Lc 19, 8). La conversione è iniziata. Le ricchezze di Zaccheo erano un impedimento alla salvezza, ora diventano il mezzo concreto per rendere vero il totale rinnovamento attraverso la solidarietà e la giustizia. «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo» (Lc 19, 9). Il Figlio dell’uomo, infatti, è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto (Lc 19, 9–10). Anche papa Francesco nell’enciclica Lumen fidei, così afferma: «L’inizio della salvezza è l’apertura a qualcosa che precede, a un dono originario che afferma la vita e custodisce nell’esistenza. Solo nell’aprirsi a quest’origine e nel riconoscerla è possibile essere trasformati, lasciando che la salvezza operi in noi e rende la vita feconda, piena di frutti buoni. La salvezza attraverso la fede consiste nel riconoscere il primato del dono di Dio, come riassume san Paolo: “Per grazia infatti siete stati salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio” (Ef 2,8)» (n. 19). Gesù non condanna Zaccheo, come non condanna nessun peccatore. Dà sempre e a tutti, fino all’ultimo istante della vita, la possibilità di cambiare, di convertirsi. Nessuno è già perduto. Il cuore di Dio è più grande del nostro!