La vostra gioia sia piena – III domenica di Avvento

 
 

La terza domenica di Avvento ci invita ripetutamente a “gioire e a esultare” per l’approssimarsi del Signore; è una sorta di ouverture di un inno alla gioia. L’evangelista Matteo ci presenta Giovanni Battista, l’ultimo dei profeti in prigione, assalito da un grande dubbio: Gesù di Nazareth è il Messia oppure no? Doveva essere una domanda molto inquietante per lui, perché il giovane Rabbi non si presentava con le caratteristiche che lo stesso Battista aveva in mente e trasmesso nei suoi discorsi alle folle. Gesù non si presenta con «il ventilabro in mano per pulire la sua aia» (Mt 3,11–12), ma si mostra misericordioso, mite, umile, siede a mensa con i peccatori. Da qui la domanda ansiosa di un dialogo a distanza: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?». Gesù non risponde con unsìounno.Mandaadire a Giovanni che a parlare di lui, della sua missione e della sua identità di Messia, sono le opere di amore compiute: «I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo…». Gesù non disapprova Giovanni, ma gli apre gli occhi sul vero volto del Messia, sulle promesse profetiche che dovevano avverarsi in lui: la venuta di un Messia sarà sorgente di vita, di speranza e di gioia per tutti. «Rallegratevi nel Signore che viene; la tristezza e il pianto fuggiranno… Coraggio non temete!… Egli viene a salvarvi» (Isaia 35,1.4). La venuta del Figlio di Dio nella storia è avvenuta e avviene per ridare all’umanità la gioia di vivere nella speranza e nella certezza di essere teneramente amata, sotto lo sguardo provvidente del Padre. Ma bisogna riconoscerlo: «Beato colui che non si sarà scandalizzato di me!» (Mt 11,6) ripete Gesù; e il discepolo, non solo non si scandalizzerà, ma farà le sue stesse scelte e imiterà i suoi stessi atteggiamenti, facendosi – come Lui – seminatore di speranza. Per questo «il più piccolo nel regno dei cieli sarà più grande di Giovanni Battista» (Mt 11,11). Seminatori di speranza La mentalità nichilista di oggi, divenuta metastasi attraverso i mezzi di comunicazione, provoca una visione della realtà in termini negativi e distruttivi, generando un diffuso clima di angoscia che spesso porta alla disperazione. Ma chi crede non teme, perché la venuta del Signore ha cambiato radicalmente il senso della vita e del mondo. Ritrovare la speranza e la gioia di vivere è possibile, nonostante il dolore e il pianto. La gioia cristiana non nega la sofferenza che attanaglia l’esistenza umana, alla luce della fede, ne indica il senso. La nascita di Gesù a Betlemme cambia l’orizzonte della storia: solo Dio può ridare pace alla vita di ogni uomo e di ogni donna, spesso provata da drammi familiari, nazionali e mondiali, che generano inquietudine e afflizione. La gioia cristiana deriva dalla certezza che Dio è fedele alle sue promesse: «Non abbiate paura io ho vinto il mondo» (Gv 16,23). Sì, «Dio è fedele per sempre» canta il salmo.