L’angolo di don Alberto: “PENSIERO DEBOLE E PENSIERO INDEBOLITO”
Alcuni preferiscono il pensiero debole al pensiero forte. Per pensiero debole s’intende quello poco strutturato, che va avanti per intuizioni in ordine sparso, senza divenire sistema mentale. Si dice che sia storicamente meno pericoloso. Il pensiero forte invece è il pensiero sistematico che crede di inquadrare tutto il reale. Alcuni lo reputano pericoloso, perché ha generato il nazismo e il comunismo, e ancora prima l’inquisizione.
Mi piace far coincidere il pensiero debole col pensiero incipiente, dell’infante che ha il cervello ancora tutto da organizzare e costruire, da stimolare con le regole della logica e del buon senso. Con questo pensiero debole si nasce tutti. Poi con la crescita il pensiero si organizza e rafforza. La famiglia (di che tipo?), la scuola, le letture, le tabelline, le partite a scacchi e altre esperienze ancora rassodano il pensiero strutturandolo in quelle che si chiamano convinzioni.
Con l’invecchiamento il pensiero s’indebolisce, la memoria fa cilecca, ci si smarrisce mentalmente e si perde il filo del discorso. E si può arrivare sino alla demenza senile. Quando dunque gli anni sono in salita verso la pienezza il pensiero si assesta vittoriosamente. Quando inizia “la discesa terribile degli anni” (Gozzano) il pensiero va a brandelli.
La vita dunque non è altro che un rapido passaggio dal pensiero debole dell’infanzia al pensiero indebolito della vecchiaia: altra non lieve analogia, seppure al contrario, fra l’inizio e la conclusione della vicenda dell’uomo sotto il sole (cfr Qo 1,3). E non resta che la morte, alla quale conviene cominciare a pensare prima che il pensiero si indebolisca del tutto.
don Alberto Albertazzi