L’eucaristia tra storia e teologia
Proprio perché l’Eucaristia è il «mistero della fede» per eccellenza – lo proclamiamo tutte le volte che partecipiamo alla celebrazione eucaristica, subito dopo la consacrazione –, il cuore della vita cristiana, teologia e Magistero sono chiamati come non mai a cooperare in perfetta sinergia per tentare di fare luce su questo mistero e per ridire, in parole comprensibili all’uomo contemporaneo, le ricchezze racchiuse in questo sacramento del massimo incontro tra Dio e l’uomo, dove noi veniamo resi contemporanei di Cristo e Cristo si rende nostro contemporaneo, grazie alla potenza dello Spirito Santo. Teologia e Magistero devono fare questo rispettando naturalmente i loro rispettivi ruoli.
La Commissione Teologica Internazionale nel 1975, in un importantissimo documento, De Magisterii ecclesiastici et theologiae ad invicem relatione (Il mutuo rapporto tra Magistero ecclesiastico e teologia) ha formulato 12 tesi in cui sono contenute, per così dire, alcune norme (indicazioni) di vitale importanza che regolano il rapporto tra Magistero e teologia[1].
Secondo questi tesi, benché in maniera analogica e con modalità proprie all’uno e all’altro, Magistero e teologia sono chiamati a svolgere un compito comune: «conservare, penetrare sempre più profondamente, esporre, insegnare, difendere il sacro deposito della rivelazione a servizio del popolo di Dio e per la salvezza di tutto il mondo» (Tesi 2).
In questo comune servizio reso alla verità sia il Magistero sia i teologi sono ugualmente vincolati:
1. dalla parola di Dio, perché il magistero non è superiore alla parola di Dio, ma ad essa serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto (…) ascolta, saggiamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone da credere come rivelato da Dio; e perché la sacra teologia si basa come su un fondamento perenne sulla parola di Dio scritta, insieme con la sacra tradizione, e in quella vigorosamente si consolida e ringiovanisce sempre…
2. dal senso della fede della Chiesa dei tempi passati e di oggi…
3. dai documenti della tradizione, attraverso i quali viene proposta la fede comune del popolo di Dio…
4. dalla cura pastorale e missionaria verso il mondo… (Tesi 3).
Tra il Magistero e la teologia che indagano sulla verità rivelata, oltre a questi elementi in comune, ci sono anche delle differenze. Al Magistero, che preserva la fede, viene riconosciuto un carattere che potremmo qualificare negativo, il compito cioè d’intervenire, quando il caso lo richieda, per apportare le necessarie delimitazioni; i teologi devono invece mediare tra Magistero e popolo di Dio, preoccupandosi non soltanto delle “pecorelle” fedeli, ma anche dei “capri” tignosi, quindi della mentalità del tempo e del modo in cui essa si oggettiva nelle scienze naturali e storiche, nella psicologia, nella sociologia… Il teologo deve richiamarsi alle conoscenze e anche agli sforzi che osserva nell’epoca in cui vive, per favorire, nella misura in cui ciò è possibile, la traduzione dell’annuncio di fede in schemi conformi al modo di sentire e pensare contemporaneo (cfr. Tesi 5)[2].
Tenendo conto di questo, vediamo adesso concretamente come Magistero e teologia hanno operato nel passato, ma anche nel presente, per recuperare e mantenere vivo il significato più profondo dell’Eucaristia.
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