Luca Polello ci apre il suo cuore missionario

 
 

Sabato 20 dicembre, durante la messa delle 16 a Robbio, Luca Polello sarà ordinato presbitero degli Oblati di Maria Immacolata.

Ecco un suo scritto:

In vista della mia ordinazione sacerdotale l’immagine che mi accompagna è quella di un giovane aspirante che entra nella bottega dell’artigiano, pronto a imparare un mestiere per il quale sono richieste tanta pratica, pazienza e passione.

Non posso nascondere un senso di curiosità e imbarazzo dopo gli anni passati “dall’altra parte della balaustra”: è un momento di forti cambiamenti, ovviamente non solo esteriori e di posizione in chiesa, ma nell’interiorità e nel servizio.

La motivazione al sacerdozio nasce indubbiamente dal mio essere Oblato di Maria Immacolata. Parte dalle stesse parole del nostro fondatore, S. Eugenio de Mazenod, scritte nella prefazione alle Costituzioni e regole, in cui egli afferma che l’Oblato è «un sacerdote che ha a cuore la gloria di Dio, ama la Chiesa e vorrebbe sacrificarsi, se necessario, per la salvezza delle anime»; è «un sacerdote pieno di zelo, disinteressato, solidamente virtuoso…, convinto della necessità di rinnovare se stesso e lavorare con tutte le sue forze alla conversione degli altri»; è un «uomo che vuole camminare sulle orme di Gesù Cristo, suo divino Maestro, per riconquistargli tante anime che hanno scosso il suo giogo».

Da questo ho intuito, in qualche modo, il significato profondo della mia donazione totale a Dio come sacerdote dentro una storia precisa, quella del carisma oblato. L’evangelizzazione dei poveri, cioè far conoscere “chi è Cristo” agli uomini e alle donne di oggi e di tutti i tempi, passa anche attraverso la via sacramentale, specialmente del battesimo, della riconciliazione e dell’Eucaristia. Pertanto è bello poter percepire il mio sacerdozio come qualcosa non di accessorio e strumentale, ma essenziale per la missione in quanto tale, vissuta da Oblato.

Questo il mio desiderio: vivere il dono del presbiterato come un servizio specifico nella comunità cristiana, per fare di Cristo il centro della comunità, celebrandolo presente attraverso la proclamazione del Vangelo e la celebrazione dei sacramenti. Sento di vivere in umiltà questo servizio con tutta la responsabilità e la gioia di ciò che mi viene affidato: comunicare e donare agli altri i sacramenti, tra le cose più preziose che Gesù ha donato alla sua Chiesa.

Risuonano in me le parole di p. Mario Borzaga, un oblato italiano scomparso in Laos nel 1960: «Ho capito la mia vocazione: essere un uomo felice pur nello sforzo di identificarmi col Cristo crocifisso… Se voglio essere come l’Eucaristia un buon Pane per esser mangiato dai fratelli, loro divino nutrimento, devo per forza prima passare attraverso la morte di croce. Prima il sacrificio, poi la gioia di distribuirmi ai fratelli di tutto il mondo; se mi distribuisco senza passare prima e sublimarmi nel Sacrificio, dò ai fratelli affamati di Dio me stesso, un cencio d’uomo, un residuo d’inferno».
Per concludere: «Noi missionari siamo fatti così: il partire è una normalità, andare una necessità! Domani le strade saranno le nostre case; se saremo costretti ad ancorarci in una casa, la trasformeremo in una strada: a Dio».