Morire di speranza: preghiera con la Comunità di S. Egidio

 
 

Il 6 luglio incontro nella chiesa di San Lorenzo presieduto all’Arcivescovo

Giovedì 6 luglio alle 20.45, nella chiesa di San Lorenzo (corso Libertà 188, angolo via Cagna) a Vercelli, la Comunità di Sant’Egidio promuove la preghiera “Morire di speranza”, in memoria di quanti hanno perso la vita nei viaggi verso l’Europa. L’incontro di preghiera sarà presieduto da mons. Marco Arnolfo, Arcivescovo di Vercelli; saranno presenti rappresentanti di diverse associazioni e cittadini che si occupano dei migranti, insieme ai migranti stessi che, da poco o molto tempo, vivono in città. Nel corso della preghiera saranno pronunciati ad alta voce alcuni nomi di chi è morto così tragicamente nell’ultimo anno, accompagnati dall’accensione di candele in loro memoria, da riflessioni e da canti.
Non dobbiamo dimenticare gli oltre 65.000 morti e dispersi dal 1990 ad oggi nel Mediterraneo e nelle altre rotte, via terra, dell’immigrazione verso l’Europa. Nelle ultime settimane abbiamo nuovamente assistito a eventi tragici, come la morte di 96 persone (fra cui 35 bambini) al largo di Cutro in Calabria o, nei giorni scorsi, l’affondamento di un’imbarcazione al largo delle coste greche, con la scomparsa di almeno 600 persone. Nel Mediterraneo centrale, questa prima metà dell’anno è stata la più letale degli ultimi sei anni. Difensori dei diritti umani, organizzazioni della società civile, le Nazioni Unite e innumerevoli giornalisti investigativi, nonché i principali media, hanno documentato le violazioni dei diritti umani, i respingimenti e le sistematiche carenze nella ricerca e nel salvataggio che sono ormai diventate, di fatto, la politica di gestione delle migrazioni dell’Unione Europea.
Oggi il rifugiato è invisibile. Muore tutti i giorni nei Mediterranei del mondo ma non ha voce, non ha volto. I rifugiati del nostro tempo sono svuotati di una storia, di una memoria e di una cittadinanza. La preghiera “Morire di speranza” viene promossa ogni anno da Sant’Egidio in molte città d’Europa per contrastare tutto questo: è prima di tutto un doveroso atto di memoria, un richiamo alla coscienza di tutti, perché non ci abituiamo a morti così assurde. La speranza è che i governi europei si impegnino con maggiore senso di responsabilità e determinazione a salvare,
accogliere e integrare chi fugge dalle guerre e dalla miseria, ampliando finalmente i “corridoi umanitari” e permettendo a tanti migranti di entrare nei nostri paesi attraverso canali regolari.