Pasqua del Signore Gv 20,1-9
– È risorto! Annunciamo la gioia –
a cura di Mons. Sergio Salvini –
Quel sabato che precedette la Pasqua fu un sabato diverso da tutti gli altri. Le donne di Galilea, in segreto, preparavano aromi, ma «era notte» oltre il buio. Anche la Madre attendeva in silenzio. Il sabato del silenzio di Dio.
Ciò che fa credere è la croce. Ma ciò in cui crediamo è la vittoria della croce, afferma Pascal. Questa è la scommessa della fede: Gesù è vivo, oggi. Pasqua è la festa dei macigni rotolati via dall’imboccatura del cuore e dell’anima.
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«Non mi toccare», dice Gesù a Maria, quella mattina nel giardino. Ma si tocca per possedere, per stringere, come non ci fosse altro.
«Non mi toccare», perché non è finito qui il duello: è solo l’avvio. La festa del raccolto sarà solo per dopo, per molto dopo, quando Dio asciugherà ogni lacrima e non ci saranno più né morte né lutto né lamento, perché le cose di prima sono passate e Cristo sarà tutto in tutti.
La pietra è stata ribaltata, il Signore è vivo, non è più imbalsamato, non è tra i morti! La festa è iniziata, lo stupore si è diffuso, la corsa affannosa di Pietro e Giovanni è giunta fino a noi. È risorto, come aveva detto: la tomba è vuota!
L’angelo seduto sulla pietra ammonisce: «Perché cercate tra i morti uno che è vivo?». Quanti cristiani che credono nel crocifisso non sanno andare oltre! Quanti non sono capaci di superare la propria sofferenza per aprirsi alla gioia contagiosa della resurrezione!
Non c’è che un modo per superare il dolore: non amarlo. Ne sanno qualcosa Cleopa e il suo amico, che tornano sconfitti da Gerusalemme a Emmaus, talmente chiusi nella sofferenza da non accorgersi che è scomparsa, travolta dalla gioia pasquale di un Dio che cammina con loro.
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È risorto, non stanchiamoci di dirlo: una tomba vuota è il pilastro del mondo nuovo! Fare Pasqua ci obbliga a rendere ragione della credibilità di Dio. Cinquanta giorni, da oggi, ci permetteranno di compiere un cammino di luce, la riscoperta della bellezza di un Dio vivo.
Diceva il Beato Paolo VI: «Questo della Fede, o Figli e Fratelli, dev’essere il nostro frutto pasquale. Il Signore è risorto! Alleluia».