Prima domenica di Quaresima

 
 

A cura della Fraternità della Trasfigurazione

Il Vangelo delle tentazioni secondo Marco a uno sguardo superficiale potrebbe apparire troppo semplice; mancano, infatti, i tre inviti-trabocchetto con cui Satana tenta di “sedurre” Gesù. A una lettura più attenta, tuttavia, questo testo offre la possibilità di conoscere il Signore più da vicino e penetrare più intimamente il suo mistero. Il primo protagonista che Marco mette in scena è lo Spirito, del quale avevamo già sentito parlare nella festa del battesimo. Qui si narrava di un’esperienza personale e intima di Gesù che, “uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui”; questa immagine richiama il superamento di ogni separazione tra Dio e l’uomo grazie alla presenza dello Spirito che, in Gesù, crea il legame tra il cielo e la terra. Ed ecco che questo stesso Spirito sospinge – ma si potrebbe dire anche “caccia” o “getta” – Gesù nel deserto. Colui che facendosi battezzare da Giovanni nel Giordano si era reso solidale con tutti gli uomini, ora deve proseguire lungo questo cammino di compartecipazione con la nostra fragile umanità nel deserto, ossia nel luogo della tentazione e della liberazione.  I “quaranta giorni” di cui parla il testo sono, infatti, un evidente richiamo alla storia del popolo d’Israele che proprio nel deserto percorse un cammino di riscatto dalla schiavitù, ma nello stesso tempo si lasciò sedurre dall’idolatria e peccò contro il suo Dio. Con poche pennellate Marco offre una più profonda penetrazione del mistero di Gesù: in lui che lotta e vince contro Satana ogni uomo può iniziare un itinerario di liberazione e trasformazione interiore, per riacquistare l’identità di figlio a somiglianza di colui che il Padre così aveva chiamato mentre usciva dal Giordano. I quaranta giorni in cui Gesù” rimane” nel deserto rimandano anche a un’idea di continuità, alla necessità di un periodo lungo in cui riflettere e meditare, in cui penetrare più profondamente il significato della propria identità. Le parole del Padre, infatti, esigono una messa in pratica, l’elaborazione di uno stile di vita che comporta necessariamente il superamento di un modo di pensare e agire guidato da criteri egocentrici e autoreferenziali. È proprio questo il contenuto della tentazione da parte di Satana, di colui che mette i bastoni tra le ruote perché il disegno di Dio non si realizzi. Marco non evidenzia in modo esplicito la vittoria di Gesù e l’allontanarsi del tentatore. Il suo prevalere sulle forze del male è tuttavia suggerito in modo indiretto attraverso un duplice indizio. Gesù “stava con le bestie selvatiche”, dice il testo, a indicare la riconciliazione nella sua persona dell’uomo con la natura, un ritorno alla condizione precedente il peccato originale quando regnava l’armonia tra gli uomini, con Dio e con la creazione. Colui che è sottoposto alla tentazione ne esce quindi fortificato, è il nuovo Adamo che libera i suoi fratelli dalla schiavitù. Egli è anche servito dagli angeli e, di conseguenza, riconosciuto come Figlio di Dio. Quell’apertura dei cieli avvenuta durante il battesimo, attraverso cui si manifesta un nuovo legame tra il mondo di Dio e quello degli uomini, è messa in risalto da questa immagine che è conferma dell’identità di Gesù ma anche rassicurazione consolante per noi; essa ci ripete infatti che nel deserto e nella lotta non saremo soli, poiché anche per noi “Egli… darà ordine ai suoi angeli di custodirci in tutte le nostre vie” (cf. Sl 91).