resoconto del sesto incontro di formazione familiare

 
 

Si è tenuto, nel pomeriggio del 24 gennaio in seminario, il sesto incontro del corso di formazione per operatori di pastorale familiare, promosso dall’Ufficio famiglia diocesano. Il tema – separazioni, divorzi, convivenze – molto complesso e delicato, è stato trattato con estrema competenza da mons. Eugenio Zanetti (nella foto) della diocesi di Bergamo, ideatore e responsabile di Casa, un gruppo che dal 1997, con un’équipe di animatori, propone cammini umani e spirituali per separati, divorziati, risposati. È inoltre vicario giudiziale e consulente canonico del consultorio della sua diocesi.
Il relatore ha riferito che oggi le separazioni toccano il 30% dei matrimoni, il che spinge a chiedersi quale sia la bellezza del matrimonio cristiano. Puntando sui corsi di preparazione al sacramento, la proposta  che mons. Zanetti ha già attuato nella sua diocesi è che siano i separati a parlare ai fidanzati: partire da chi ha vissuto un fallimento è molto più provocatorio, perché porta le coppie ad affrontare questioni delicate. Quanto alla posizione della Chiesa il sacerdote ha spiegato che verità e misericordia sono il fondamento su cui anche i due Sinodi straordinari dei vescovi sulla famiglia stanno lavorando. La verità cristiana non è una teoria, ma un’azione di Dio che salva e la misericordia non è un buonismo che giustifica tutto, ma è la fedeltà di Dio al suo progetto, dettato dal desiderio di salvare l’umanità. Si deve dunque lasciare che lo Spirito suggerisca, attraverso il Sinodo: occorre non scagliare pietre contro l’adultera ma neanche cercare di scendere dalla croce. Di fronte alle persone separate, ha proseguito Zanetti, sono tre gli atteggiamenti da assumere: mettersi in ascolto senza pregiudizi o condanne, lasciarsi illuminare dalla Parola di Dio, individuare in modo intelligente ed efficace le linee pastorali da attuare. Ciò che i separati chiedono è di essere compresi. Ma anche la Chiesa chiede di essere capita, perché il matrimonio non è stato inventato dalla Chiesa ma da Gesù. Occorre che separati e Chiesa si parlino senza muri per comprendersi a vicenda. Per le persone risposate o conviventi la questione è diversa: chiedono di essere accettate nella Chiesa in questa condizione. Ma anche la Chiesa chiede di essere accettata con le sue regole, come l’indissolubilità del matrimonio sottolineata da Gesù. Occorrono accettazione e rispetto reciproco: valorizzazione del bene che c’è oltre la situazione irregolare e accettazione delle regole.  È importante pensare a cammini specifici per i separati, ma anche e soprattutto ripensare la pastorale ordinaria, tenendo presente che su cento persone partecipanti alla messa almeno trenta sono in questa condizione; è importante tenerne conto nell’omelia.
Decisamente toccante la testimonianza di Gabriele, che frequenta il gruppo Casa di Bergamo. Dopo la separazione ha compiuto un percorso che l’ha portato alla conversione, segno che Dio si serve di tutto per attirare a sé i suoi figli. La cosa più importante, ha sottolineato, non è fare la Comunione ma avere fede e vivere la carità, perché è questo che porta alla vita eterna e il giudizio sarà sull’amore.
Anche la diocesi di Vercelli, da alcuni anni, propone incontri e cammini specifici per separati con Puntoacapo. Chi fosse interessato può contattare il consultorio familiare allo 0161/251657 dal martedì al giovedì in orario d’ufficio.

articolo a firma Cristina Perucca

fonte: Corriere Eusebiano del 31 gennaio 2015