Santa Messa di Natale in Carcere: «Grazie, don Marco, di essere tra noi»

 
 

«Caro don Marco, grazieper essere tra noi. La suapresenza ci conferma chedove vive un uomo che ama,lotta, spera e gioisce, chesoffre e cerca la verità c’èla Chiesa». Così ha esorditoun detenuto, rivolgendoall’Arcivescovo un toccante,accorato messaggio anome di tutti gli altri. «LaChiesa, con umana prossimitàe fraterno sostegno dàun nome alla vita stessa einsieme accompagna, affinché sperimentiamo concretamentela presenza di GesùBambino. Il mondo di oggicontraddistinto da separazionie conflitti, pregiudizirazziali,  religiosi, culturali,sociali, nuove povertà espesso accettiamo passivamenteciò che accade, nonostante ci turbi. La nascitadi Gesù rinnova la speranza,confermandoci che nonsiamo soli. La sua venuta èstimolo forte a ricostruireun “terreno umano”. Dicevasant’Agostino: “Quandocominci a dispiacerti di ciòche hai fatto, allora comincianole opere buone, perchécondanni le opere cattive…”.

Noi tutti abbiamodei desideri – ha proseguitoil detenuto – pur essendospaventati dal tumulto chemescola corpo e spirito, dalfurore… Ogni nostra paroladi consolazione si rivolge achi soffre più di noi. Insiemecoltiviamo il desideriodi “aggiustare” il mondo, discrivere storie che raccontinoil bene, di combattere leingiustizie, di essere amati,di essere padri e madri. Inuna parola: non smettiamodi desiderare la vita, la vita,la vita. Confidiamo a lei

questi sentimenti perché ilsuo cuore attento, apertoè più importante di tanteparole; e noi proviamo uncerto senso di fiducioso abbandono, perché sappiamobene che il Signore è presentee ascolta anche nelbuio del dolore, del rifiuto,della solitudine». Nessunofiatava in salone.«Caro don Marco – haproseguito il detenuto – la

nascita di Gesù suscita neinostri cuori la consapevolezzadi essere fratelli e didoverci amare reciprocamente;ci aiuta a capire cheesistono persone in gradodi amarci ma non sanno dimostrarceloe che quando laporta della felicità si chiude,un’altra si apre; se, però,il nostro sguardo si fissasu quella chiusa, non vediamoquella aperta per noi. Ese qualche volta nel nostrocuore nascesse l’odio, scriviamolosul ghiaccio aspettandoche si sciolga al sole!Desideriamo spesso viveresulla cima di una montagnasenza renderci conto che lavera gioia sta nel risalire lascarpata. Diamo valore allepersone non per quello chevalgono ma per quello chesignificano».

Alla fine l’augurio. «Ilnostro Natale lo desideriamocosì: che tutti possanosorridere e volersi bene.E quando, prima o poi, lasofferenza ci contrasta,ripensiamo alle parole dimadre Teresa di Calcutta:“La sofferenza di ognunodi noi non è vana, diamoleuna ragione, dedichiamolaa Dio!”. Cogliamo l’occasioneper ringraziare leautorità presenti, la nostradirettrice, il commissario, ilvicecommissario, gli agentidi polizia penitenziaria checi hanno permesso di accoglierelei, don Marco, edi offrirle la nostra libertà.

Un ringraziamento specialerivolgiamo ai volontari, chenon si stancano mai di portareil loro sorriso tra di noie siamo riconoscenti al nostrocappellano, don Carlo,instancabile amico da anni.Un augurio a tutti nel segnodella pace, della serenità edell’amore».